Conto alla rovescia quasi scaduto sul fronte Rai, con le nomine attese in questi giorni e la trattativa tra Lega e Cinque Stelle ormai in dirittura d’arrivo, dopo giorni di confronti serrati. Con i leader dei due schieramenti a ribadire, di fronte alle telecamere, gli stessi concetti: la voglia di creare una Rai libera dalle logiche di partito, più equilibrata, senza veri e propri terremoti. Salvini, nel corso di un’intervista al Messaggero, aveva addirittura specificato di non volere un’epurazione di figure legate a Renzi e al passato, rassicurando tutti sulla bontà delle sue intenzioni. E però, dietro le quinte, la partita è ancora apertissima e i motivi di contrasto non mancano. A partire dal nome scelto per il Tg1, Gennaro Sangiuliano.
A Di Maio e al Movimento non sono piaciuti, in particolar modo, i tanti selfie che vedono Sangiuliano perennemente al fianco di Matteo Salvini. L’accordo intorno al suo nome sembrava ormai raggiunto ma la paura dei pentastellati di dare l’ennesimo segnale di debolezza a vantaggio di una Lega sempre più forte rischia ora di rimettere in discussione tutto. A rivelare il retroscena è Il Giornale, che scrive di una base grillina in rivolta: “La Rai deve restare libera dalle pressioni politiche. Questo è l’unico modo per rilanciarla realmente. Fabrizio Salini e Marcello Foa sono garanzia di imparzialità e competenza. Le nomine non le fa Salvini. Basta fare i fenomeni”.
E ora? Le nuvole non si sono ancora diradate. Se Sangiuliano dovesse tramontare definitivamente per l’opposizione irremovibile dei Cinque Stelle, a salire sarebbero le quotazioni di Franco di Mare, volto familiare per gli spettatori di Unomattina e vicino al presidente della Camera Roberto Fico. In pole resta anche Alberto Matano, la cui candidatura esce rafforzata da questa mini-crisi. Per il Tg2 il più quotato rimane Luciano Ghelfi ma in
corsa ci sarebbe ancora Carlo Freccero oltre che l’attuale direttore, Ida Colucci. Luca Mazzà, infine, sembra al momento destinato a rimanere al Tg3.
Come ti cucino la Rai: la ricetta di Salvini per rivoluzionare la tv (e fregare il povero Di Maio)