Colf e badanti, salta la deducibilità dei contributi. Nel Decreto Lavoro non c’è spazio per la deducibilità dei contributi per colf e badanti che il Governo si era impegnato a realizzare. Non c’è la copertura finanziaria, come invece si pensava in un primo momento. Amarezza da parte del sindacato di settore, Assindatcolf: nessun passo in avanti per rendere meno sommerso e più riconosciuto un lavoro necessario e bisognoso di più dignità e attenzione
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Un’altra promessa non mantenuta dal governo: colf e badanti, salta la deducibilità dei contributi
Nella dichiarazione dei redditi, anche quest’anno per colf e badanti salta la deducibilità dei contributi. Resta solo al 50% la possibilità di detrarre le spese per colf, badanti e baby sitter da parte delle famiglie-datori di lavoro. L’ipotesi era concreta ed era anche presente nella bozza del Decreto Lavoro circolata fino a pochi giorni fa. Il Consiglio dei ministri straordinario del Primo maggio, però, non ha più inserito la norma per problemi di copertura. Questa come molte altre iniziative sono al vaglio della Ragioneria dello Stato, che non permette ancora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Si verificano le coperture effettive per diverse misure, ma quella su colf e badanti sembra non essere proprio nel programma di lavoro dei contabili. Si arena, dunque, la possibilità di fronteggiare l’inflazione e la crisi permettendo di restare nella legalità chi usufruisce delle prestazioni dei collaboratori domestici.
Ma quali erano le previsioni del Governo? Il governo aveva ipotizzato un raddoppio della deducibilità della parte di contributi previdenziali e assistenziali a carico delle famiglie e versati per i collaboratori domestici. Nella precompilata 2023, riguardo le spese sanitarie e altre spese simili, è possibile detrarre dal reddito complessivo fino a un massimo di 1.549,37 euro. L’idea era quella di arrivare a tremila euro dal 2023. Da qui la scomparsa della misura dalle proposte di Palazzo Chigi.
Mancata deducibilità dei contributi per colf e badanti: il commento dei sindacati
Andrea Zini, presidente dell’Assindatcolf, l’associazione sindacale nazionale dei datori di lavoro domestico, è “perplesso”. Perché quella del governo “era una soluzione che si prospettava pur senza una nostra diretta sollecitazione. Era sì un passo avanti, ma non abbiamo mai nascosto che ci aspettassimo qualcosa in più. Incentivi per la regolarizzazione, legge delega sulla non autosufficienza ma soprattutto una revisione complessiva dei meccanismi di detrazione e deduzione fiscale che, auspichiamo, con la legge delega possano dare maggiore respiro alle famiglie. Ammettendo sgravi non solo sul versamento dei contributi ma sull’intera retribuzione”.
Era solo un piccolo passo in avanti, dunque, quello che il governo non è neanche riuscito a fare. Perché il raddoppio secco della deducibilità dei contributi sarebbe un vantaggio solo per le famiglie con collaborazioni con più ore. Continua Zini: “Prendendo l’esempio del domestico assunto a tempo a tempo indeterminato per 54 ore settimanali, la famiglia è tenuta a versare per propria parte 2.414,88 euro di contributi l’anno. Aumentando la quota di deducibilità, dagli attuali 1.549,37 euro ai potenziali 3.000, il datore potrebbe avere un vantaggio fiscale di 865.51 euro l’anno, abbassando di questa cifra l’imponibile su cui paga le tasse. Resterebbe, però, invariata la voce più pesante legata al costo del lavoro, che nel caso di una badante ammonta, per esempio, a 16.224,24 euro l’anno”.
Si verificherebbe un minimo miglioramento per le famiglie che assumono personale per 40 ore la settimana. I contributi ammontano a 1.788,80 euro l’anno. Il vantaggio fiscale da scontare sull’imponibile su cui si pagano le tasse sarebbe di 239,43 euro l’anno. “Poca cosa”, secondo Zini, vista anche l’inflazione, che fa temere un’impennata proprio a carico dei pensionati.
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