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Strage di Capaci, la denuncia di Ranucci: “Perquisita la redazione di Report”

Ennesimo colpo di scena nell’inchiesta sulla strage di Capaci dove, nel 1992, persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della sua scorta. Stavolta a dare notizia dell’ultima novità è Sigfrido Ranucci, conduttore della trasmissione di Rai 3 Report. Secondo quanto riferito dal giornalista, la Direzione investigativa antimafia, su ordine della procura di Caltanissetta, ha perquisito la sede della trasmissione e anche l’abitazione privata dell’inviato Paolo Mondani. Lo scopo sarebbe stato quello di “sequestrare atti riguardanti l’inchiesta”.

ll conduttore di Report Sigfrido Ranucci

È direttamente Sigfrido Ranucci dunque a raccontare che “la perquisizione della Dia è avvenuta su mandato della Procura di Caltanissetta, presso l’abitazione dell’inviato Paolo Mondani nella redazione di Report. “Il motivo sarebbe quello di sequestrare atti riguardanti l’inchiesta di ieri sera sulla strage di Capaci nella quale si evidenziava la presenza di Stefano Delle Chiaie, leader di Avanguardia nazionale, sul luogo dell’attentato di Capaci. Gli investigatori cercano atti e testimonianze su telefonini e Pc”.

L’inchiesta a cui fa riferimento Ranucci è quella andata in onda su Rai 3 nella serata di lunedì 23 maggio, giorno in cui cade il 330esimo anniversario della strage di Capaci. Il procuratore di Caltanissetta, Salvatore De Luca, precisa però che l’inchiesta punta a “verificare la genuinità delle fonti”. E specifica che “la perquisizione non riguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta dal giornalista. Benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie, riguardante gli atti posti in essere da altro ufficio giudiziario”.

“Infatti, secondo quanto accertato da questo Ufficio in una occasione, – spiega il procuratore di Caltanissetta – il giornalista avrebbe incontrato il luogotenente in congedo Giustini non per richiedergli informazioni, ma per fargli consultare la documentazione in suo possesso in modo che lo stesso Giustini fosse preparato per le imminenti sommarie informazioni da rendere a questa Procura. È necessario verificare la natura di tale documentazione posta in lettura al Giustini che presumibilmente costituisce corpo del reato di rivelazione di segreto d’ufficio relativo all’attività di altra autorità requirente. Tale accertamento è tanto più rilevante in considerazione dell’importanza che Giustini attribuisce a tale documentazione, nonché a seguito delle contraddittorie versioni fornite da quest’ultimo in materia di comunicazione nel 1992 delle informazioni da parte dell’Arma all’Autorità Giudiziaria di Palermo”, conclude.

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