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Computer fotonico: la start up Lightmatter ci prova con l'invenzione di un calcolo

Lightmatter è una start up che più innovativa non si può. Nell’era dei Millenials, in cui tutti usufruiamo dei vantaggi dell’Intelligenza artificiale, dalla playlist dell’ipod ai dispositivi che utilizzano il riconoscimento vocale, tutto viene programmato attraverso l’elaborazione di calcoli matematici e i algoritmi molto complessivi.

Lightmatter vuole fare la differenza proprio in questo campo: la start up produce infatti chip fotonici che eseguono calcoli alla velocità della luce. Il suo obiettivo è quello di cercare di cambiare il modo in cui questi calcoli vengono eseguiti.

La giovane azienda ha già ricevuto 11 milioni di dollari di finanziamento ed è pronta a far decollare il proprio progetto, che sembra sì ambizioso ma nel quale crede moltissimo il CEO Nick Harris. Il numero 1 di Lightmatter ha scritto la sua tesi al MIT proprio su questo argomento e da allora ha già pubblicato numerosi articoli su riviste specializzate come Nature Photonics. Il fine è quello di dimostrare la fattibilità dell’architettura del calcolo fotonico.

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Come funziona quindi l’hardware di Lightmatter? Alla base di questi sistemi così complessi c’è, ovviamente, molta matematica. Le operazioni di calcolo vengono eseguite dai computer tramite la suddivisione in operazioni più piccole, e poi risolte in sequenza.

Qual è il problema? L’aumento della domanda per prodotti tecnici basati sull’Intelligenza Artificiale! Di conseguenza esiste il reale bisogno di fare questi calcoli sempre più velocemente ed efficacemente, e che quindi possono poi esser raggiunti e riportati dall’utente.

É qui che scende in campo Lightmatter. Mentre infatti la tecnologia informatica è adesso in una fase di stallo, quella sul calcolo fotonico potrebbe invece rappresentare la svolta. A questo proposito Nick Harris ha affermato che: “Uno dei sintomi della morte di MChip-fotonico-lightmatterore’s Law è che le aziende come Intel stanno investendo in quantum e altre cose, ovvero in qualsiasi cosa che non sia informatica tradizionale. Adesso è un bel momento per puntare su architetture alternative”.

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La svolta della start up di Lightmatter è questa: invece di interrompere il calcolo della matrice in una serie di operazioni di base, come fa la concorrenza, i chip fotonici di Lightmatter risolvono l’intero problema in una sola volta! Com’è possibile? Facendo scorrere un raggio di luce attraverso obiettivi piccoli (e configurabili) e sensori. Tenendo infatti traccia dei piccoli cambiamenti nel percorso della luce, la soluzione si trova nella velocità che la luce ci mette a passare da una estremità all’altra del chip. Rispetto ai chip tradizionali, Lightmatter riesce in questo modo ad essere innovativa poiché utilizza solo una frazione della potenza dei chip tradizionali.

Il CEO Nick Harris si dice molto soddisfatto dei risultati ottenuti su questa operazione, “che il nostro chip può accelerare”, ha spiegato.  “Si tratta di un caso speciale in cui un computer ottico per scopi speciali può letteralmente brillare, e non essere relegato a mansioni tradizionali. Questo è il primo chip fotonico in grado di farlo in modo accurato”.

La ricerca di Lightmatter è andata così avanti da possedere anche alcuni brevetti relativi alla sua particolare tecnologia. Hanno già creato un chilo prototipo provvisto di 32 neuroni. L’obiettivo è quello di arrivarne a creare un centinaio.

I chip Lightmatter servirebbero per essere usati da sviluppatori di Intelligenza Artificiale Hardcore ed essere acquistati da colossi come Google e Amazon per integrare i propri programmi.

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Gli 11 milioni di dollari, dati come finanziamento da Matrix e Spark, hanno lo scopo di aiutare la start up a costituire il team specializzato che porterà a realizzare il prototipo del prodotto. Una svolta importante, la vera svolta del settore.

“L’intelligenza artificiale è davvero agli inizi” ha dichiarato Harris “e per andare avanti, sono necessarie nuove tecnologie abilitanti. Alla Lightmatter stiamo aumentando i computer elettronici con la fotonica per alimentare un tipo di computer fondamentalmente nuovo, che sia abbastanza efficiente da spingere la prossima generazione di intelligenza artificiale”.