Matteo Salvini insiste. Ribadisce, a ogni intervista possibile, che la federazione unica di centrodestra va fatta, e presto. E di fronte al no di Fratelli d’Italia e alle tante perplessità dei fedelissimi di Silvio Berlusconi, cerca di mostrarsi il più accondiscendente possibile con gli alleati, assecondando ogni loro richiesta, pur di continuare a tenere vivo il suo progetto. Anche perché, agli occhi del leader della Lega, è nella nascita di una nuova formazione unica che risiedono le ultime chance, non moltissime, di tenersi la leadership della coalizione, altrimenti destinata a finire tra le grinfie di Giorgia Meloni.
Salvini, pur di tenere rapporti amichevoli con i compagni di centrodestra, ha così accettato di fare un grande passo indietro sul fronte candidature per le prossime Comunali. A Roma Giorgia Meloni ha così imposto il proprio candidato ideale, l’avvocato Enrico Michetti, con la Lega che si è accontentata di scegliere il vice, Simonetta Matone. Qualche ora, ed ecco il Capitano dare il via libera anche alla designazione di Vittorio Sgarbi per il ruolo di potenziale assessore alla Cultura. Con Forza Italia che, nel frattempo, intascava l’ok su Roberto Occhiuto in Calabria.
Del vecchio Salvini arrogante e baldanzoso, quello che invocava più poteri al premier convinto che tanto le chiavi di Palazzo Chigi sarebbero presto scivolate nelle sue tasche, non sembra esserci più traccia. Oggi Salvini lancia continui messaggi d’amore a Forza Italia, sostenendo che Berlusconi “vuole la federazione di centrodestra più di me”. E si prepara all’ennesima rinuncia, la più dolorosa, quella su Milano. A spuntarla potrebbero essere nomi non proprio graditi alla Lega come il dirigente Mediolanum Oscar di Montigny o addirittura Maurizio Lupi.
Tanti rospi da ingoiare tutti insieme, pur di salvare il progetto della fusione. Poi, con l’arrivo dell’estate, Salvini ripartirà con i suoi celebri tour in giro per l’Italia al grido di “Prima gli italiani”, con la campagna per i referendum che proseguirà anche sulle spiagge nel tentativo di rafforzare e rilanciare l’identità di un partito che, al momento, è disposto ad accettare qualsiasi compromesso pur di non perdere la leadership.
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