Vero infatti che Just Eat dà lavoro a 6 mila dipendenti in Italia, subordinati e pagati a ore, come succede a tante altre categorie di lavoratori. Ma nel nostro Paese, come sottolineato da Linkiesta, i rider attualmente attivi, vale a dire quelli che lavorano con cadenza periodica, sono quasi 30mila. Ad oggi, questi ciclofattorini lavorano in base a una normativa che li rende o autonomi occasionali o lavoratori con partita iva. (Continua a leggere dopo la foto)
Sempre secondo Linkiesta, il vero problema consisterebbe nella modalità di lavoro visto che, nell’ottica di effettuare il maggior numero di consegne per guadagnare il più possibile, l’aspetto della sicurezza diventa secondario e gli incidenti sono all’ordine del giorno. A volte anche con gravi conseguenze: “La spinta a correre dipende dalle condizioni di competizione imposte ai lavoratori. È l’algoritmo a stabilire quale sia il tempo necessario per una consegna e la strada da percorrere, discriminando i lavoratori meno efficienti in base alle proprie valutazioni. Il ranking reputazionale condiziona l’accesso al lavoro”. (Continua a leggere dopo la foto)
L’associazione tra i sindacati in piazza per il Primo Maggio e i finanziamenti dell’azienda del food-delivery (e dei rider) ha insomma irritato non poco alcuni utenti italiani, pronti sui social a riversare le proprie perplessità. E anche quest’anno, immancabilmente, la polemica post concertone è stata servita.
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