Mentre proseguono i lavori del World Economic Forum, in cui si guarda con preoccupazione alle scelte politiche dei maggiori protagonisti economici globali, per l’Italia arrivano critiche amare da parte di Confindustria sulle critiche del governo italiano all’operato della Banca centrale europea. “Credo che la Bce abbia fatto il suo percorso, forse il problema siamo stati noi che non abbiamo fatto i compiti a casa, abbiamo avuto un periodo importante con i tassi negativi, potevamo abbassare il debito e non lo abbiamo fatto”. Ad affermarlo è stato il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, intervistato dal Tg3, a margine dei lavori del Forum economico mondiale di Davos, che non ha condiviso le aspre critiche rivolte nelle passate settimane dal governo italiano alla Banca centrale europea.
Poi il presidente ha anche aggiunto: “Non ci sono rischi di recessione per l’Italia nel 2023, se non si faranno errori di politica economica. Ci saranno sei mesi di inizio dell’anno un po’ complessi ma poi dovremo ripartire in maniera molto forte”. Interpellato sugli incentivi varati dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden per le aziende statunitensi, il presidente di Confindustria ha spiegato: “Non possiamo permetterci una guerra economica con gli Stati Uniti. L’export è quello che ha sostenuto l’Italia nei periodi di crisi”.
Dopo l’annuncio della Presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, sul Piano Industrial per il Green Deal, il fondo sovrano europeo che dovrebbe essere finanziato con “Eurobond”, Bonomi ha espresso “un giudizio positivo perché finalmente l’Europa inizia a ragionare di un piano complessivo di tutta l’industria, però non siamo così convinti che si debba parlare solo di green, noi vorremmo un intervento a 360 gradi su tutte le filiere”. Però, secondo il leader di Confindustria, la scelta di utilizzare gli strumenti come gli aiuti di Stato, sarebbe controproducente, in quanto favoriscono solo i Paesi che hanno spazi di manovra fiscale (come la Germania). “Nel 2022 gli aiuti di Stato autorizzati dall’Unione europea sono stati 540 miliardi. Ma il 49,3%, quasi la metà, li ha utilizzati la Germania. Il 29,9% la Francia. L’Italia il 4,7%. Ci vuole un intervento europeo comune e trasversale a tutte le filiere. Solo così le risorse diventano adeguate e non si rompe il mercato unico”.
Bonomi ha criticato anche l’assenza del Governo italiano a Davos: “Immagino ci siano importanti dossier da sbrigare a Roma. Ma forse qualche spunto di riflessione si può cogliere nei numeri: 52 capi di Stato, 370 ministri, 600 amministratori delegati da tutto il mondo. Io sono arrivato qui perché mi confronto con colleghi e omologhi di tutti i Paesi sulle prospettive dei prossimi mesi. A Stoccolma a novembre con le 40 Confindustrie europee unite abbiamo detto alla politica che bisogna convergere sulla sfida della competitività: nessuno può vincere da solo”.
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