Due giorni intensivi di trattative già alle spalle, durante i quali però i 27 Paesi membri dell’Unione Europea non sono riusciti ad avvicinare le loro posizioni sul Recovery Fund. Manca un’intesa sul volume degli aiuti e sulla composizione degli stessi, divisi tra soldi in prestito e a fondo perduto. E mancano ancora convergenze sul tipo di condizionalità da rispettare per avere accesso ai miliardi promessi, quelli che dovrebbero aiutare lavoratori e aziende sparsi per il Vecchio Continente a rialzare la testa dopo la crisi.
Una serie di confronti molto accessi, che hanno visto tra i protagonisti soprattutto il premier italiano Giuseppe Conte e l’olandese Rutte, diventato il simbolo dell’ostinazione dei Paesi frugali e dei loro “no”. A rimarcare la determinazione con cui vuole andare avanti, il presidente del Consiglio ha pubblicato una foto sui social in cui siede al tavolo con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, il presidente francese Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier spagnolo Pedro Sanchez.
Ad accompagnare l’istantanea, la scritta: “Continua il negoziato. Da una parte la stragrande maggioranza dei Paesi – compresi i più grandi Germania, Francia, Spagna, Italia – che difendono le istituzioni europee e il progetto europeo e dall’altra pochi Paesi, detti frugali”. Un modo per sottolineare come l’Europa, in questo momento, sia schiava di una minoranza ostinata e per nulla collaborativa.
Anche l’Ungheria di Viktor Orban ha preso le parti dell’Italia e ha attaccato duramente i Paesi Bassi: “L’Olanda vorrebbe creare un meccanismo per controllare la spesa dei Paesi del Sud. Sostanzialmente è una disputa tra italiani e olandesi. Noi siamo dalla parte dell’Italia. Bisogna dare i soldi ai Paesi che ne hanno bisogno e permettere loro di spenderli appena possibile per stabilizzare le loro economie, invece di ingaggiare lunghe dispute burocratiche”.
Conte va allo scontro frontale con Rutte: “Ognuno ha il suo Salvini”