Italia contro Olanda, come tante volte è successo nel modo dello sport. Anche se in realtà lo Stivale non è solo nella sua battaglia e i Tulipani, a loro volta, hanno alle spalle una coalizione di Paesi determinati a non cedere un millimetro sul fronte Recovery Fund. In mezzo c’è Angela Merkel, che durante il primo giorno dell’atteso Consiglio Europeo si è limitata a lasciar sfogare i contendenti, come un arbitro che assiste a scambi di schermaglie tra pugili senza intervenire. Convinta che alla fine una soluzione si troverà, nonostante le distanze.
Una giornata iniziata tra sorrisi e applausi, senza che filtrassero tensioni pronte invece a esplodere di lì a poco. Il tempo di festeggiare il compleanno di Angela Merkel con brindisi e strette di mano, poi i toni amichevoli hanno lasciato il posto alle accuse reciproche, ai sospetti, alle trattative serrate. Con il premier olandese Rutte, portavoce dell’intero blocco del Nord Europa, a chiedere il diritto di veto sui piani nazionali per accedere alle risorse del Recovery Fund.
Contro Rutte si è subito scagliato Conte, appoggiato da Sanchez: “Dev’essere solo la Commission Ue a giudicare i piani”. E giù, in un costante botta e risposta: “Se non vi sta bene potete sempre ricorrere ai soldi del Mes”. L’Olanda ha tenuto fede al suo piano: alzare costantemente i toni. Al punto da mettere nel mirino Bruxelles, accusandola di aver graziato più volte l’Italia nonostante il mancato rispetto del Patto di Stabilità.
Poi ci sono le posizioni intermedie. Francia e Germania, per esempio. Che tifano per un accordo in tempi brevi ma tutto sommato non si dispiacciono quando sentono parlare di rigidi strumenti di controllo sull’uso che i Paesi faranno dei fondi. Italia in primis.
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