Daniela Santanchè, neoministra del Turismo, in un conflitto d’interessi tale da aver fatto esultare Federbalneari per ottenere l’ennesima deroga ai loro privilegi, non smette di affrontare grane per la sua Visibilia.
Nonostante abbia dovuto smentire di essere indagata per la bancarotta della società che lei stessa aveva fondato e poi abbandonato a gennaio 2022, Il Fatto Quotidiano trova altre conferme di una “furbata” -la chiamano così, ma sarebbe una truffa – , dell’impiego forzato dei dipendenti in cassa integrazione con i fondi per il Covid.
Secondo documenti la Consob, alcuni dipendenti di Visibilia continuavano a lavorare a tempo pieno per l’azienda, almeno fino a novembre 2021, quando Santanchè era ancora amministratrice delegata.
Il quotidiano spiega che la cassa integrazione ordinaria prevede il versamento al lavoratore di un’indennità pari all’80% dello stipendio.
“L’azienda integrerà al 100% la retribuzione netta mensile di tutti i dipendenti che dovranno accedere alla cassa integrazione prevista dal decreto Cura Italia”, si leggeva in una nota del consiglio di amministrazione di Visibilia.
I documenti di Consob dicono tutt’altro: che la parte della retribuzione a carico di Visibilia Editore è stata mascherata anche come “rimborso chilometrico”. In più l’azienda avrebbe compilato le autocertificazioni Inps all’insaputa dei dipendenti.
Sembra facile che la questione prosegua oltre le dichiarazioni di Santanchè tramite i suoi avvocati.