Una riunione dai toni drammatici, quella andata in scena a distanza tra i leader europei impegnati nella ricerca di una soluzione comune all’emergenza coronavirus che si è abbattuta sul Vecchio Continente. Con il premier italiano Giuseppe Conte che, insieme al premier spagnolo Pedro Sanchez, ha bloccato una bozza di conclusioni che aveva iniziato a circolare e che non conteneva però riferimenti né all’utilizzo del Mes, l’ormai famigerato Meccanismo europeo di stabilità, né all’introduzione degli invocati eurobond per affrontare la crisi economica comune ai Paesi dell’area Ue. Alla fine, dopo tanta tensione, si è arrivati a una soluzione di compromesso.
Sarà l’Europa, ora, a dover proporre una soluzione entro 10 giorni. Uno scenario che si è delineato dopo la nascita di un fronte italo-spagnolo sostenuto anche dal presidente francese Emmanuel Macron e dai paesi firmatari della lettera inviata nelle scorse ore a Bruxelles. Oltre a Italia, Francia e Spagna c’erano anche, quindi, Portogallo, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Slovenia e Belgio, con quest’ultimo però che avrebbe assunto una posizione meno netta. Dall’altra parte della barricata, invece, i cosiddetti “Paesi del nord”: Olanda, Germania, Finlandia, Austria e il blocco degli Stati dell’est, contrari alla condivisione dei rischi economici.
Conte e Sanchez, in particolar modo, hanno insistito per affidare il compito di fare una proposta ai cinque presidenti delle istituzioni europee (Commissione Ue, Consiglio europeo, presidente dell’Eurogruppo, presidente della Bce e presidente dell’Europarlamento) visto che non si trovvaa un accordo tra gli Stati membri in Consiglio. Il tutto entro dieci giorni, termine fissato dai due leader nell’invitare Bruxelles a “battere un colpo”.
Il presidente del Consiglio italiano ha anche chiarito come ciascun Paese risponderà per il proprio debito pubblico, come sempre, sottolineando che l’Italia ha tutte le carte in regola dal punto di vista finanziario e però chiedendo strumenti innovativi e regole adeguate per reagire a quella che è una vera e propria guerra. Invitando Bruxelles, in tempi brevi, a offrire agli Stati, e agli occhi dei cittadini tutti, risposte adeguate a questi tempi drammatici. “Se gli aiuti sono così, facciamo da soli” era stato il commento del premier all’apice della tensione. “Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno”.
Lavoratori: dalle corsie degli ospedali a quelle dei supermercati, commessi e cassieri combattono in prima linea rischiando il contagio