Tra i pensieri che più turbano la mente di Giuseppe Conte in questi giorni concitati, ce n’è uno che porta il nome e il cognome di Davide Casaleggio, con il quale il premier ha da poco avuto un incontro fiume nel corso del quale, tra un Dl Semplicifazioni e un piano di rilancio del Paese, tra gli argomenti più scottanti c’è stato quello delle Regionali. Sul quale, al momento, c’è forte contrasto.
Conte aveva infatti invocato, nei giorni scorsi, una ritrovata unità giallorossa per sfidare il blocco di centrodestra compatti e non andare incontro al rischio di perdere su quasi tutti i fronti (la Toscana, sondaggi alla mano, è l’unica vittoria certa al momento accreditata). Idea che però a Casaleggio non è andata affatto giù: non può, il premier, imporre dall’esterno la linea a un Movimento abituato a passare per la piattaforma Rousseau e quindi il giudizio degli elettori.
Le liste e i candidati presidente di settembre hanno già passato il vaglio di Rousseau. E Casaleggio non intende mettere in discussione i verdetti della piattaforma, al contrario dell’ala governista che vorrebbe invece bypassare il sistema tradizionale per concordare i nomi, invece, con Pd e Italia Viva. “Ho solo formulato un auspicio, visto che le forze di maggioranza si presenteranno divise mentre quelle di opposizioni saranno unite. Ma non intendo tirare per la giacchetta il Movimento” è stata la considerazione di Conte qualche ora dopo.
Il premier in realtà non si arrende e lotta per rendere organica l’alleanza col Pd. Ma le Regionali restano uno scoglio al momento insuperabile. Lo spiraglio di apertura potrà esserci forse sulle alleanze locali e forse alle amministrative dell’anno prossimo, vedi i casi Raggi e Appendino. Ma per settembre tutto sembra ancora in alto mare e lo spettro della batosta aleggia già pericolosamente.
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