Applausi scroscianti, quelli che hanno accolto Giuseppe Conte al momento del suo ingresso nell’Aula presieduta da Maria Elisabetta Alberti Casellati. Con il premier a stringere mani, scambiare parole, sorridere. Prima di prendere la parola e andare all’attacco, come preventivato, di Matteo Salvini. Un lungo intervento interrotto più volte dal battere delle mani tanto degli esponenti della Lega, ironici, quanto di quelli dei suoi sostenitori. Un discorso netto, molto forte.
“Caro ministro, caro Matteo, se vuoi la crisi ritira i ministri” è stata la sfida di Conte all’uomo che ha voluto a tutti i costi la crisi. “Dissi che sarei stato l’avvocato del popolo, per questo l’azione di governo finisce qui, andrò dal presidente della Repubblica per rassegnare le mie dimissioni da presidente del Consiglio”. Poi l’affondo sul piano personale: “Evita di accostare slogan politici a simboli religiosi, l’incoscienza religiosa rischia di offendere credenti e oscurare il principio di laicità”. Parole alle quali Salvini ha replicato alzando le spalle e allargando le braccia.
E ancora: “Amici della Lega, avete tentato di comunicare l’idea del governo dei No e, così, avete macchiato 14 mesi di intensa attività di governo pur di alimentare questa grancassa mediatica. Così, avete offeso non solo il mio impegno personale, e passi, ma anche la costante dedizione dei ministri”. Poi direttamente a Salvini: “Hai invocato le piazze e chiesto poteri, la tua concezione preoccupa. Non abbiamo bisogno di uomini con pieni poteri, ma con senso delle istituzioni”. La stoccata: “Matteo, non hai dimostrato cultura delle regole istituzionali”.
Conte ha infilato il dito nella piaga dei rapporti Salvini-Putin: “La vicenda russa meritava di essere chiarita anche per i risvolti sul piano internazionale, dovevi venire in Senato. Ti sei rifiutato di condividere la informazioni. La verità è che all’indomani delle Europee Salvini, forte del suo risultato, ha messo in atto una operazione di progressivo distacco dalla compagine governativa, al fine di trovare un pretesto per arrivare alla crisi e andare alle urne. Con le interferenze sui ministri hai minato l’azione di governo”.
Conte ha sintetizzato: “il ministro dell’Interno ha seguito interessi personali e di partito. È irresponsabile far votare ogni anno”. Il premier ha ribadito le tante necessità dell’Italia. Poi confermato la volontà di rimettere il proprio mandato in mano a Mattarella. Alla fine, complimenti e strette di mano. Non quella con Salvini, che si è limitato a una pacca sulla spalla.
Ora Salvini gioca a fare la vittima: “Non ha senso un governo contro di me”