Ha riletto quanto accaduto alla sua carriera politica negli ultimi mesi, a partire da quella seconda esperienza di governo finita “per una convergenza di interessi” dopo “mesi di logoramento”. Giuseppe Conte, intervistato dal Corriere della Sera, ha puntato anche i riflettori sul nuovo esecutivo Draghi, di fronte al quale non si è mai mostrato ostile, sottolineando però le difficoltà che attendono ora il presidente del Consiglio, chiamato a gestira una maggioranza “molto larga”.
Conte ha anche affrontato il tema di Matteo Renzi, l’uomo che ha di fatto staccato la spina al suo secondo governo: “Non so se puntasse davvero a questa soluzione della crisi: un politico non accetta facilmente di cedere il potere a un tecnico”. Smentendo poi di aver attriti con il suo successore Mario Draghi, al quale invece ha augurato “di poter andare avanti” pur riconoscendo quanto “sia difficile gestire una maggioranza con un perimetro molto largo, ma sarebbe l’Italia a rimetterci se questa esperienza si interrompesse”.
“È chiaro – ha aggiunto Conte, partendo dalla crisi del suo governo – che alcuni settori economici e politici volessero voltar pagina. Non ho elementi invece per dire se ci fossero anche degli incroci internazionali. Può essere che in questa operazione Renzi si sia prestato”.
Secondo Conte “per mesi ci fu un’opera di logoramento. Ogni giorno si parlava solo di rimpasto”. Draghi? “Solo pensare che mi fossi messo di traverso… Ci sono passaggi in cui deve prevalere il senso di responsabilità, altrimenti si perde credibilità. Semmai mi sono preoccupato perché l’entusiasmo eccessivo che ha accompagnato l’avvento di Draghi, all’inizio, ha rischiato di provocargli un danno. L’idea che un uomo da solo possa risolvere le cose falsa la realtà”.
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