Niente castrazione chimica. Niente armi facili a disposizioni dei cittadini. Niente Congresso di Verona, quello che molti pentastellati ritengono “un ritorno al Medioevo”. E ora, anche un’apertura allo ius soli. Se non è una vera e propria dichiarazione di guerra a Matteo Salvini, poco ci manca. Giuseppe Conte non ci sta e prende sempre più le distanze dalla Lega cannibale che continua a fare man bassa di vittorie in tutte le tornate elettorali sparse per le regioni italiane.
“Lo ius soli non fa parte del programma di governo – ha chiarito il premier – ma mi auguro che si avvii nel Paese, nelle sedi opportune, una riflessione”. Aggiungendo poi: “Si può valutare la nascita sul territorio italiano che sia però collegata ad un percorso di integrazione serio, che preveda la conoscenza della nostra cultura e la condivisione di valori comuni”.“Lo ius soli – ha spiegato il presidente del Consiglio – apre la prospettiva di concedere la cittadinanza anche in base al fatto di nascere sul territorio italiano. Un criterio che di per sé non vale molto. Occorre qualcosa di più, occorre quello che è mancato in Italia, perché quella politica degli anni scorsi dove abbiamo avuto degli sbarchi incontrollati ci ha impedito di elaborare una politica di integrazione”.
Un argomento tornato di attualità dopo il caso del bus a San Donato Milanese e la concessione della cittadinanza a Rami, 13 anni, il ragazzo-eroe di quella brutta vicenda. Una presa di posizione che sicuramente non ha fatto piacere alla Lega. E forse proprio per questo ha colto nel segno.
Tutti contro il “metodo Lega”: Di Maio e Conte in guerra aperta con Salvini