Un concorso da professore vinto all’università di Caserta, nel 2002, dall’attuale premier Giuseppe Conte. Che vedeva tra i membri della commissione d’esame Guido Alpa, civilista sul cui rapporto con il futuro premier Repubblica aveva sollevato dubbi in merito alle normative Anac che prevedono incompatibilità qualora sia accertata la “collaborazione professionale con una comunione di interessi economici” tra l’esaminato e l’esaminatore. Una vicenda su cui ha fatto chiarezza lo stesso Alpa, che al quotidiano ha mostrato due copie dei contratti d’affitto del suo studio per dimostrare che sì, lui e Conte esercitavano nello stesso edificio, ma in due luoghi diversi, su due piani diverso dello stesso stabile. Raccontando poi la storia del loro rapporto.
“Avevo aperto uno studio in via Sardegna e ospitato Conte, conosciuto a Roma nel 1991, in una stanza. Tutto qui. Ognuno faceva il suo. Nessuna collaborazione, né lui lavorava per me né era stipendiato da me”. I due si sono poi spostati insieme a Via Cairoli: “Prendiamo in affitto nel 2005 ma come vedete ci sono due contratti. Lì era ospite, qui no”. Sul possibile conflitto di interesse, però, Alpa specifica:” Nel mondo accademico quando si tratta di colleghi considerati valenti dalla comunità scientifica credo che si debba aiutarli piuttosto che emarginarli”. Aggiungendo poi di aver cancellato il nome di Conte dallo studio non per nascondere qualcosa ma semplicemente perché se una persona prende una carica pubblica di un certo tipo è necessario interrompere qualsiasi attività.
Repubblica è però tornata al contrattacco, dopo aver registrato la versione di Alpa. Scrivendo a chiare lettere che Conte ha “mentito” sui rapporti con quello che era stato suo esaminatore. “Il presidente del Consiglio aveva curiosamente omesso, nelle sue precisazioni, circostanze e dettagli cruciali”. Quelli, appunto, che hanno visto il premier e Alpa lavorare insieme, pur senza aver mai formato un’associazione professionale, in ben due edifici. “Alpa all’epoca dei fatti aveva uno studio associato a Genova”, spiegava il premier. Senza però tirare in ballo quella coabitazione in via Sardegna, a Roma, già esistente.
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