Cosa si sono detti davvero Giuseppe Conte e Enrico Letta nel loro primo incontro avvenuto il 25 marzo? È trasparsa certamente sintonia tra i due, ma politicamente le distanze sono ancora grandi. E, soprattutto, Conte non sapeva ancora in quale veste si trovasse a quell’appuntamento. Da leader disegnato del M5S, certo. Peccato che in questi giorni pare che ci abbia ripensato. E anche molto. È proprio per questo che nel Movimento le acque sono sempre più agitate. I grillini si sono affidati corpo e anima a Conte il salvatore, ma non lo vedono convinto. E anche lui, ora, pensa addirittura alla possibilità di rinunciare all’ingrato compito. I giornali hanno riportato che i due hanno “discusso di pandemia, vaccini, Europa, crisi”. Ma c’è anche altro, e lo riporta in un retroscena Dagospia. Cosa si sono detti in confidenza? (Continua a leggere dopo la foto)
Scrive Dagospia: “Restano distanze enormi sui candidati per le elezioni amministrative: non c’è un nome condiviso, Zingaretti attacca la Raggi (‘La sua ricandidatura sarebbe una minaccia’) e la sbandierata alleanza, il ‘nuovo Ulivo’, rischia di ridimensionarsi in un apparentamento ai ballottaggi. Niente di più. Durante l’incontro, Giuseppe Conte ha lasciato trapelare i dubbi che lo attanagliano: non è più così sicuro che mettersi a capo del Movimento CinquePippe sia una buona idea. Ha fiutato più di un intoppo dietro l’angolo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Non è un caso, infatti, che il suo progetto di riforma del M5s abbia subìto un improvviso rallentamento al punto da far fibrillare gli stessi parlamentari grillini: “Ci sentiamo in un limbo, vediamo che intorno a noi tutto si muove, mentre qui restiamo al palo…”. La fibrillazione – scrive il giornale – è diventata palpitazione acuta quando gli onorevoli pentastellati hanno letto il tweet del giornalista de La Stampa, Jacopo Iacoboni: “Il M5s sta collassando da agosto 2019. Il presunto gradimento di Conte è un dato lunare che non dice nulla: al momento è solo il frontman scelto da Grillo per evitare il tracollo”. (Continua a leggere dopo la foto)
Secondo Dagospia il ragionamento di Conte sarebbe sostanzialmente questo: “Ma perché devo farmi carico del Movimento con il rischio di fallire? Se alle prossime elezioni il M5s prende il 10%, nonostante la mia presenza, non ha più senso creare una mia lista? Potrei evitare le beghe legali con Casaleggio, liberarmi dai progetti confusionari di Grillo e dribblare la processione di parlamentari grillini che pretendono d’essere ricandidati. Mi faccio il mio partito e candido chi voglio”. Queste e altre riflessioni equivalenti sono state consegnate sottovoce da Conte al suo “confessore” Enrico Letta. Intanto l’associazione “Italia Più 2050” lanciata da Carlo Sibilia, e portata in dono proprio a Conte, prende sempre più forma.
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