Il governo rischia di spaccarsi sull’aumento delle spese militari. L’esecutivo guidato da Mario Draghi porrà quasi certamente la questione di fiducia in Senato sul Decreto Ucraina, dopo che non si è riusciti a trovare un accordo sull’aumento delle spese militari italiane fino al 2% del Pil. A guidare la fronda è il M5S dell’appena confermato presidente Giuseppe Conte. Intervistato dal quotidiano Avvenire, il leader pentastellato conferma la posizione di chiusura del M5S.
“Il nostro è un no fermo al riarmo. – conferma con decisione Conte ad Avvenire – Il M5S si opporrà con tutta la sua forza parlamentare all’aumento sconsiderato delle spese militari. Veniamo da due anni di pandemia e il Paese è schiacciato da una forte crisi. Famiglie e imprese faticano a far quadrare i conti a fine mese. Ci sono cittadini che in questi giorni devono scegliere se fare la spesa o pagare il gas e la luce. Vogliamo veramente dire loro che in questo momento diamo priorità al riarmo investendo risorse straordinarie sulle spese militari?”, chiede polemicamente.
Per Conte il M5S ha una “chiara collocazione euroatlantica e io stesso ho più volte ribadito che gli impegni assunti in sede Nato molti anni fa vanno rispettati. Chi insinua il contrario è in malafede. La sofferenza degli ultimi anni, però, non va ignorata. – sottolinea l’ex premier – Chiedere uno sforzo finanziario di 10-15 miliardi in poco meno di due anni al nostro bilancio significa distrarre risorse dagli obiettivi, questi sì prioritari, della transizione energetica e del welfare sociale. Chi dovesse prendersi la responsabilità di non ascoltarci, si assumerà anche quella di fibrillazioni di cui il Paese non ha francamente bisogno. Ho letto appelli al buonsenso. Ecco appunto, facciamo prevalere il buon senso”.
“Il M5S non può rinunciare alla sua identità e all’interesse dei cittadini per convenienza politica. – conclude poi Conte – Credo però che alla fine prevarrà il buon senso. Ricordiamoci che le questioni che noi stiamo ponendo stanno particolarmente a cuore ai cittadini. E la rincorsa a un riarmo forsennato rischia di segnare un solco profondo nell’opinione pubblica. Dobbiamo essere all’altezza di ciò che il Paese domanda”.
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