Giuseppe Conte sceglie un messaggio sulla sua pagina facebook per farsi sentire dopo le dimissioni consegnate ieri al Quirinale: “È il momento, dunque, che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica – invoca il premier – Le mie dimissioni sono al servizio di questa possibilità: la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale”. Ma l’operazione Responsabili stenta decollare e l’assenza di numeri preoccupa. Per questo ora il premier dimissionario sembra lasciare uno spiraglio aperto proprio al leader di Italia Viva. Ma non si fida più. Teme un’altra imboscata sulla via del Ter e quindi corre ai ripari giocando d’anticipo.
Il Corriere della Sera spiega che la partenza del gruppo “di chiara lealtà europeista” che ha invocato ieri Conte non è stata delle migliori: servivano tra i 15 e i 17 voti per garantire la maggioranza assoluta, per tutto il giorno si sono rincorse voci che volevano l’approdo di chissà quanti eletti e alla fine il gruppo si è costituito con dieci soli senatori: il minimo indispensabile per formarlo, ma è composto da chi, per un motivo o per un altro, la fiducia al governo già la votava. Voti guadagnati: zero, per ora. Il piano che è stato prospettato al premier era quello di dimettersi per tornare in carica con una maggioranza in cui Renzi non fosse l’ago della bilancia.
Ma se il nuovo gruppo perde già pezzi, dall’altra parte del fronte i guai sono anche maggiori. “Noi andremo al Quirinale senza pregiudizi. Per noi la priorità è aiutare i cittadini a uscire da questa fase di stallo e di difficoltà non solo economica”, dice Renzi nella consueta eNews di Italia Viva. Nella quale il nome di Conte non viene mai fatto. Ma, spiega oggi Il Corriere, al primo giro di consultazioni non si esporrà su un altro nome anche se il nome più gettonato dalle parti di Italia Viva è quello di Dario Franceschini.
Spiega Repubblica: “Conte per allargare la maggioranza ai centristi del centrodestra perché non intende dipendere di nuovo da Italia viva. Però adesso frena sulle elezioni anticipate. C’è l’istinto di sopravvivenza. E poi la ragione e il cuore, che spingono nella direzione opposta. In queste ore tormentate Giuseppe Conte non esclude in linea teorica un nuovo patto con Matteo Renzi per formare un “ter”. Accetta, almeno in astratto, l’idea di una tregua con l’arcinemico, pur di sopravvivere (e ammesso che l’ex premier glielo conceda). Poi però pesa costi e benefici di questo scenario. E valuta il prezzo altissimo che potrebbe pagare”.
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