Giuseppe Conte infuriato dopo una domanda di Alessandro Sallusti. Il leader del M5S è ospite di Giovanni Floris a Dimartedì nella serata del 28 ottobre. Il direttore di Libero fa riferimento alla notizia, pubblicata dal quotidiano La Verità, di un’inchiesta giudiziaria che coinvolgerebbe Luca Di Donna. L’uomo è descritto come molto vicino a Conte e suo collega avvocato nello studio Alpa. Di Donna sarebbe attenzionato dall’Antiriciclaggio per “operazioni finanziarie sospette”. Un accostamento che manda l’ex premier su tutte le furie.
“Leggo sui giornali di queste ore che ci sarebbe un’inchiesta anche sull’operato stesso del presidente. Insomma, nessuno può scagliare la prima pietra credo”, afferma Sallusti durante Dimartedì. “È così presidente? – interviene il conduttore Floris – Nessuno può scagliare la prima pietra. Ma non tanto per equilibrio, quanto perché oggi La Verità parla di un’indagine a lei vicina. Oppure il caso di Grillo, dice Sallusti, abbiamo imparato che chi si avvicina troppo alla giustizia dal lato giustizialista si scotta”.
“Dottor Floris la interrompo. – sbotta a quel punto Conte – Questa inchiesta di cui alcuni giornali parlano adesso non ho avuto neppure il tempo (sic!). Non sono più presidente del Consiglio. Valuterò. Perché è chiaro che da premier non ho mai mosso un dito per garantire la libertà di stampa (sic!). Adesso sono molto più libero. Non diciamo fesserie. – si infiamma l’ex premier – Mi hanno accennato che le questioni sono sempre ricollegabili alle dichiarazioni di tal avvocato Amara (quello che ha parlato anche della Loggia Ungheria ndr)”.
“Su queste io sono uscito subito, in piena trasparenza. Perché non potrei parlare di etica pubblica se poi subito non chiarissi eventuali posizioni. Eventuali insinuazioni che mi vengono mosse”, prosegue nel suo sfogo. Conte aggiunge di aver chiarito a più riprese la sua posizione sulla vicenda. “Che nessuno si azzardi a parlare di questioni che mi riguardano illecite, perché a questo punto qui non lo tollero più. – minaccia – Dottor Sallusti, la vicenda di un padre nei confronti di un figlio, di fronte ad una accusa che va tutta provata, mi sembra comunque diversa rispetto a quella del braccio destro di un leader politico, su cui comunque speculazioni politiche non vanno fatte”, conclude accostando i casi Grillo e Morisi.
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