Tutti uniti per salvare l’ex Ilva, a ogni costo. Un momento di responsabilità al quale nessuno può sottrarsi: questa la posizione di Giuseppe Conte, che spera così di ottenere un passo indietro dei Cinque Stelle sul fronte dello scudo penale. Facile rievocare i fantasmi della Tav, quando i grillini, nonostante i tanti proclami, si trovarono sconfitti in aula e costretti a incassare un sì che fece rumore. Il premier prova a bissare quel risultato, pur sapendo che la situazione è più complicata che mai.
Conte parte da un duplice presupposto: lo scudo penale è necessario per mantenere a Taranto ArcelorMittal. Una permanenza che, al netto delle evidenti problematiche, resta al momento la soluzione migliore. Su questo punto il premier insisterà nei prossimi giorni quando incontrerà i parlamentari pugliesi del M5S prima del vertice con ArcelorMittal. Al momento i pentastellati hanno mostrato i muscoli, ma le cose potrebbero cambiare a breve.
“Non votare lo scudo impedendone l’approvazione in Aula non solo non salva l’Ilva ma rischia di innescare una vera e propria crisi di governo” è la tesi di Conte. Costretto a fare i conti, tra l’altro, anche con l’emendamento di Italia Viva al dl fiscale per ripristinare lo scudo penale così come era stato pensato da Matteo Renzi. Su quel testo, qualora non venga ritirato, la maggioranza rischia di essere nuovamente spaccata. Anche perché Salvini, che gode nel vedere aprirsi crepe giallorosse, ha già annunciato il sì allo scudo penale.
Conte, in tutto questo, è pronto a tutto. Non solo a insistere per lo scudo, consapevole delle critiche che rischia di attirarsi addosso. Ma a ogni possibile tentativo per trovare misure in grado di rilanciare l’industria tarantina. Non è detto che basti, ma lo ritiene quantomeno necessario. I Cinque Stelle, in fibrillazione costante, sono un osso durissimo, in preda a nevrosi e liti interne. Di Maio a ogni occasione ribadisce il suo “no”. La partita è ancora complicatissima e rischia di avere conseguenze molto, molto pesanti.
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