E alla fine il premier si convinse della bontà della strategia della lumaca. L’idea di Giuseppe Conte è chiedere a Bruxelles tempi lenti per l’attuazione delle sanzioni nei confronti dell’Italia. Mettendo sul tavolo, in cambio, l’impegno da parte del Bel Paese ad attuare riforme, a sua volta, senza alcuna fretta. Alleggerendo, in questo modo, anche i costi. Ci sarà anche questo, a tavola, quando il presidente del Consiglio incontrerà il presidente della commissione Ue JeanClaude Juncker.
Tanti gli argomenti, i possibili ritocchino alla manovra che tanto sdegno ha suscitato all’Europa, anche se non è chiaro, sottolinea il Corriere della Sera, se e quanto Conte avrà ricevuto da Salvini e Di Maio una delega a trattare sui punti chiave del provvedimento. E le nuove dismissioni, tema sul quale al momento però gli esponenti dell’esecutivo gialloverde non si sbilanciano: in vendita potrebbero finire anche partecipazioni in società quotate.
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Ad anticipare le possibili strategie del governo è in queste ore l’economista della Lega Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio della Camera: “Il ritardo di un mese su qualche proposta simbolo del contratto di governo potrebbe liberare risorse importanti, e in qualche caso non richiederebbe neppure un ritardo sulla tabella di marcia originale”. In pratica, se un provvedimento a bilancio per il 12019 richiede 100, ogni mese di slittamento dell’entrata ufficiale in vigore diminuisce il conto relativo.
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Salvini ha rimarcato: “Tutto può accadere, tranne che si trasformi una manovra di crescita in una manovra restrittiva”. La sensazione generale è quella di fiducia, soprattutto sul fronte leghista, con il Carroccio convinto della volontà dell’Unione di fare a breve un passo verso l’Italia, apprezzando gli sforzi e le aperture del governo Conte. In attesa di elezioni europee che potrebbero presto rimescolare, e parecchio, le carte in tavola.
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