Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha voluto rispondere all’appello del Maestro Riccardo Muti pubblicato ieri sul Corriere della Sera. Il direttore d’orchestra si è detto contrario alla chiusura di cinema, teatri e sale da concerto. E così il premier has spiegato le sue ragioni in una lettera, dicendo che è stata una decisione “particolarmente sofferta. Siamo stati costretti a prenderla perché l’obiettivo primario deve essere adesso recuperare il controllo della curva epidemiologica ed evitare che la sua continua ascesa possa compromettere l’efficienza del nostro sistema sanitario e, con esso, la tenuta dell’intero sistema sociale ed economico”.
“È una decisione che non abbiamo preso a cuor leggero perché siamo consapevoli che tutti i protagonisti del mondo dello spettacolo – artisti, musicisti, autori, imprenditori, tecnici, lavoratori – stanno soffrendo enormi difficoltà ormai da molti mesi”, scrive Conte. “I medesimi protocolli di sicurezza, se da un lato offrono maggiori garanzie di prevenire il contagio, dall’altro lato limitano fortemente la presenza del pubblico, contribuendo al generale depauperamento di questo come di altri settori di attività. Non abbiamo deciso queste chiusure indiscriminatamente. Tutte le misure messe in campo rispondono alla necessità di tenere sotto controllo la curva dei contagi”.
“Con lo smart working e il ricorso alla didattica a distanza nelle scuole secondarie di secondo grado, puntiamo a ridurre momenti di incontri e soprattutto l’afflusso nei mezzi di trasporto durante il giorno, perché sappiamo che è soprattutto lì che si creano affollamenti e quindi occasioni di contagio”, spiega Conte. “Acquistare subito centinaia di nuovi mezzi pubblici è impossibile, per questo andava decongestionato il sistema del trasporto pubblico agendo su scuola e lavoro e altre occasioni di uscita come lo sono l’attività sportiva in palestre e piscine”.
“Stessa cosa abbiamo fatto la sera”, aggiunge Conte, “abbiamo ridotto tutte le occasioni di socialità che spingono le persone a uscire nelle ore serali e a spostarsi con i mezzi pubblici. Uscire la sera per andare al ristorante, cinema o teatro significa prendere mezzi pubblici o taxi, fermarsi prima o dopo in una piazza a bere qualcosa o a incontrarsi con amici abbassando la propria soglia di attenzione e creando assembramenti. Ecco perché abbiamo sospeso le attività di ristoranti, cinema e teatri. Così si è meno incentivati a uscire di casa”.
“Se i provvedimenti del Dpcm non si riveleranno efficaci, tra 20 giorni c’è il rischio di trovarsi di fronte a una rapida impennata della curva dei contagi e a 990mila casi positivi, con oltre 60mila ricoverati, di cui 5.700 in terapia intensiva e 500 decessi giornalieri. È la previsione fatta da un gruppo di ricercatori dell’Università e del Policlinico di Pavia, del Politecnico di Milano e delle Università di Udine e di Trento”.
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