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Conte sbotta: intollerabili i ritardi dell’Inps. Faccia a faccia di 2 ore con Tridico

Così non va. E alla fine il premier Giuseppe Conte sbotta per i ritardi dell’Inps. Il presidente del consiglio ha voluto incontrare Pasquale Tridico.  Un incontro fiume di oltre due ore e mezza a palazzo Chigi, un vero faccia a faccia, perché il premier vuole capire, passaggio dopo passaggio, cosa non ha funzionato nell’erogazione della cassa integrazione. Come racconta Giuseppe Colombo su HuffingtonPost, “il premier mostra insoddisfazione per il meccanismo: troppi italiani sono ancora in attesa. Quando Tridico si siede al tavolo di Conte, il premier chiede subito una disamina aggiornata dei numeri. Il presidente li tira fuori: l’Inps ha pagato 5,8 milioni di prestazioni per circa 2,9 milioni di lavoratori. Gli esclusi sono 150mila”.

La maggior parte, 130mila, fa riferimento alle domande che le aziende hanno presentato a giugno, quindi negli scorsi giorni. L’arretrato è a quota 20mila. Spiega ancora Colombo: “Il premier esprime tutta la sua insoddisfazione per i passaggi farraginosi della cassa integrazione. Il presidente dell’Inps spiega cosa ha complicato le cose. Dalla discussione viene fuori il tappo che molte Regioni hanno creato nelle domande per la richiesta della cassa integrazione in deroga. Ma anche il frastagliamento della macchina che eroga i soldi della cassa”.

Non è solo l’Inps a gestirla. “Ci sono meccanismi dove l’Istituto di previdenza non ha la gestione completa o casi, come il Fondo degli artigiani, che sono completamente autonomi. Altri, come i Fondi bilaterali, sono controllati solo in parte dalla stessa Inps. Per questo il primo punto che viene messo nell’agenda comune di Conte e di Tridico è la necessità di puntare su un meccanismo unico, un solo braccio operativo che non può che essere l’Inps. Ma questa è una riforma complessa, quantomeno lunga, mentre servono risposte immediate”.

La discussione va avanti su come riformare la cassa integrazione, ma è Conte che a un certo punto fa virare la discussione verso una proposta alternativa. Racconta ancora Colombo: “La cassa integrazione resta e dovrà anche essere riformata, ma bisogna trovare un meccanismo che induca le aziende a non ricorrervi, quantomeno non nel modo dirompente che le richieste di cassa Covid hanno messo in evidenza. Ecco allora l’idea del premier, quella di una robusta defiscalizzazione del costo dei lavoratori. Altro non è che il meccanismo dell’esonero contributivo, quello che regola oggi le assunzioni a tempo indeterminato”.

 

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