Se è vero che Salvini prende valanghe di voti, è anche vero che il premier Conte non retrocede di un passo nel consenso tra gli italiani. Dopo il discorso di ieri in cui ha minacciato le dimissioni se il governo non si rimette in marcia nel segno del contratto firmato a inizio mandato, tutti hanno sottolineato ancora una volta la sua trasparenza, la sua educazione e la sua professionalità. Dunque, ecco che l’ipotesi di vederlo candidato alle prossime elezioni si fa sempre più concreta.
Sarà lui il candidato premier dei Cinque Stelle. E per Salvini, se così fosse, si metterebbe davvero male. Sarebbe proprio Conte, infatti, l’inaspettato leader da battere alle prossime elezioni. Il suo gradimento, come emerge dal nostro sondaggio, è stimato intorno al 60%, facendo sì che sia lui al vertice dei consensi per gli italiani.
Ieri il giorno in cui si è preso davvero la scena, dopo mesi di ombra. L’atteso ultimatum è arrivato dopo venticinque minuti di preambolo, partito con il bilancio di un anno di governo e sfociato nell’ammissione di una tensione ormai insostenibile: “Non mi presto in nessun modo a vivacchiare o galleggiare. Se non ci sarà una chiara presa di responsabilità e comportamenti conseguenti, rimetterò il mandato nelle mani del presidente della Repubblica”.
“Chiedo una risposta chiara, inequivoca e anche rapida”. Subito dopo Salvini ha affidato a un post su Facebook il suo “la Lega c’è” senza troppa cortesia, mentre ancora il premier sta parlando; Di Maio poco dopo, sempre con un post: “Andiamo avanti con lealtà e coerenza”.
Sono solo parole, però: “Il punto è capire se saranno conseguenti nei comportamenti”, commenta il premier col suo entourage. Mezz’ora di intervento in cui Conte ha tentato di rimettere in carreggiata il governo. “Vediamo i comportamenti”, predica Conte. E la prima prova non va nella direzione auspicata: un vertice serale sullo Sbloccacantieri si interrompe perché la Lega non molla su un emendamento contestato dagli alleati. “Così non va bene”, sbotta Conte e se ne va.
Lo scenario dunque è che lui, professandosi indipendente, crei una sua sua lista in appoggio al Movimento 5 Stelle, come successe con Dini e come fece Monti. A questo punto se Salvini continua a fare i capricci, non sarà più Di Maio a rompere e sfidarlo alle urne. Un altro indizio a favore di questa candidatura di Conte arriva dai social dove da mesi si sono registrate campagne di Troll che spingono su Conte…
Ti potrebbe interessare anche: Salvini, Meloni e Toti: la “santa alleanza” per andare al governo senza Berlusconi