Giuseppe Conte ha risposto a Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue che nelle scorse ore aveva recitato il mea culpa, sostenendo che l’Italia sia stata lasciata sola nelle prime settimane dell’emergenza coronavirus da altri Paesi concentrati solo sui loro problemi, per nulla solidali. E promettendo una rapida inversione di marcia da parte dell’Unione nell’aiuto agli Stati più colpiti. Parole alle quali il premier ha voluto replicare in una lettere inviata a Repubblica: “Cara Ursula, ho apprezzato il sentimento di vicinanza e condivisione che ha ispirato le parole con cui ti sei rivolta alla nostra comunità nazionale e, in particolare, al nostro personale sanitario, che, con grande sacrificio e responsabilità, è severamente impegnato nel fronteggiare questa emergenza”.
“L’Italia sa – si legge ancora – che la ricetta per reggere questa sfida epocale non può essere affidata ai soli manuali di economia. Deve essere la solidarietà l’inchiostro con cui scrivere questa pagina di storia: la storia di Paesi che stanno contraendo debiti per difendersi da un male di cui non hanno colpa, pur di proteggere le proprie comunità, salvaguardando le vite dei suoi membri, soprattutto dei più fragili, e pur di preservare il proprio tessuto economico-sociale. La solidarietà europea, come hai tu stessa ricordato, nei primi giorni di questa crisi non si è avvertita e ora non c’è altro tempo da perdere.
Accogliamo con favore la proposta della Commissione europea di sostenere, attraverso il piano Sure da 100 miliardi di euro, i costi che i governi nazionali affronteranno per finanziare il reddito di quanti si trovano temporaneamente senza lavoro in questa fase difficile. È una iniziativa positiva, poiché consentirebbe di emettere obbligazioni europee per un importo massimo di 100 miliardi di euro, a fronte di garanzie statali intorno ai 25 miliardi di euro”.“Ma le risorse necessarie per sostenere i nostri sistemi sanitari, per garantire liquidità in tempi brevi a centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, per mettere in sicurezza l’occupazione e i redditi dei lavoratori autonomi, sono molte di più. E questo non vale certo solo per l’Italia. Per questo occorre andare oltre. Quando si combatte una guerra, è obbligatorio sostenere tutti gli sforzi necessari per vincere e dotarsi di tutti gli strumenti che servono per avviare la ricostruzione”.
Conte ha poi ricordato l’idea di un’European Recovery and Reinvestment Plan, e ha concluso: “Il 2020 sarà una data spartiacque nella storia dell’Unione europea. Ciascun attore istituzionale sarà chiamato a rispondere, anche ai posteri, delle proprie posizioni e del proprio operato. Solo se avremo coraggio, solo se guarderemo davvero il futuro con gli occhi della solidarietà e non col filtro degli egoismi, potremo ricordare il 2020 non come l’anno del fallimento del sogno europeo ma della sua rinascita”.
Chi ammaina la bandiera europea è un fuorilegge. E come tale va trattato