E se nel futuro di Giuseppe Conte, una volta tramonta l’esperienza da premier, ci fosse il Campidoglio? Soltanto una suggestione, forse. Ma neanche così inverosimile. Un’idea tratteggiata sulle pagine di Today dal giornalista Enrico Pazzi proprio mentre Mario Draghi è alla ricerca dell’appoggio dei partiti politici per dar vita a un nuovo esecutivo. Un passaggio seguito alla fumata nera arrivata dal mandato esplorativo di Roberto Fico e che ha aperto una voragine nel centrosinistra italiano. Costretto a fare i conti con il passo indietro di quello che Nicola Zingaretti aveva definito “il punto di riferimento delle forze progressiste”. Conte, appunto.
Diversi esponenti dem avevano spiegato, in questi giorni: “O Conte ter o il voto”. Un aut aut passato già probabilmente di moda, viste le considerazioni di Mattarella sull’inopportunità di seguire la via delle urne in un momento storico così delicato. Qualcosa, però, andrà fatto per sfruttare quel consenso che ogni sondaggista in questi mesi ha puntualmente riconosciuto a Conte. Un suo eventuale partito veniva addirittura accredito al 15%, un tesoretto che non può essere gettato via: far passare dei mesi significherebbe abbandonare nel dimenticatoio l’Avvocato del Popolo proprio sul più bello.
Da qui la proposta di Pazzi: “Candidare Giuseppe Conte al Campidoglio oggi è più che altro una suggestione, ma magari, tempo al tempo, potrebbe diventare una opzione concreta, perché risolverebbe parecchie grane nell’alveo del centrosinistra romano, oltre a dare maggiore sostanza a un progetto politico: l’alleanza organica tra Pd e Movimento 5 Stelle, che sino a ieri sembrava la strada segnata dalla volontà del segretario dem”.
Un Conte in corsa per il ruolo di sindaco di Roma risolverebbe innanzitutto il problema di trovare un candidato spendibile, che metta tutti d’accordo. Ed essendo le amministrative vicine, consentirebbe di sfruttare la popolarità dell’ex premier. Infine, dettaglio non trascurabile, permetterebbe al Movimento Cinque Stelle di salvare almeno una parte dell’esperienza di governo della città, “
senza dover sconfessare in toto questi ultimi cinque anni di amministrazione, magari portando in giunta profili che hanno avuto un ruolo di cerniera tra il mondo pentastellato e le varie anime del centrosinistra”.
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