La questione Trump-Conte e la questione Conte-Tap sono estremamente collegate. Come? E perché Trump nei giorni scorsi ha fatto mirabolanti endorsment all'”amico Giuseppe”? Pare che alla fine Trump darà una bella mano al nostro governo perché gli americani al momento hanno in testa solo il Tap. E non è nemmeno un caso che 24 ore prima che Standard & Poor’s ufficializzasse la decisione di mantenere il rating attuale dell’Italia aggiungendo un outlook negativo lo stesso Trump, in un tweet, ha informato il mondo di aver avuto una telefonata con il premier Giuseppe Conte, a cui ha assicurato il suo più completo appoggio anche per le scelte economiche. Dodici ore dopo, due “voci” autorevoli della finanza americana, le anime più vicine all’establishment conservatore, cioè il Wall Street Journal e l’agenzia Bloomberg, hanno espresso un giudizio favorevole sulla manovra economica del governo di Roma.
Passata qualche ora Conte, spalleggiato da Di Maio, ha dato il via libera definitivo con un comunicato ufficiale alla realizzazione del Tap. Una decisione che ha corredato con un argomento per sedare la ribellione della base grillina: “Interrompere la realizzazione dell’opera comporterebbe costi insostenibili, pari a decine di miliardi”. Infine, due ore dopo, è arrivato il verdetto di S&P: non un abbassamento del rating (alcuni giornali ci scommettevano), ma una previsione negativa per il futuro (outlook negativo).
Tant’è che il premier italiano venerdì sera ha tirato un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo: “Meglio di quanto si temesse”. Ci sono tutti gli elementi almeno per sospettare di una segretissima trattativa tra Usa e Italia per mandar finalmente in porto il Tap. Per giorni S&P è sembrata in una posizione d’attesa. Poi ha mantenuto il rating ma dando dei numeri che fanno a pugni con la realtà, anche se condito con l’outlook negativo: dare un indice di crescita all’1,1% della nostra economia non sta né in cielo né in terra con questa manovra.
La verità è che Trump in questi mesi ha fatto un corteggiamento asfissiante a Conte perché per loro il Tap è strategico. Hanno dato al governo un supplemento di tempo e, magari, fra qualche mese gli presenteranno il conto. Senza contare che la maggior parte del debito estero italiano è in mano, soprattutto, a francesi e tedeschi, gli americani sono solo terzi.
Il Tap per la Casa Bianca è più importante del debito pubblico italiano: il primo è fondamentale negli equilibri geopolitici; il secondo impensierisce più Bruxelles o Francoforte che non una Casa Bianca abitata da Donald Trump. Con il Tap gli americani tolgono a Putin l’esclusiva del rubinetto del gas verso l’Europa. Per ora collegherà i grandi giacimenti dell’Azerbaigian al Vecchio Continente, ma poi anche quelli delle altre Repubbliche del Caspio. Con la realizzazione del Tap il progetto South Stream di Putin, ad esempio, perde ogni interesse.
Con il Tap gli Usa tolgono alla Russia la possibilità di poter fare pressioni sul piano energetico (e potenzialmente politico) sull’Europa e, nella mente di Trump, entrano nel business del gas in un mercato importante come quello della Ue. Inoltre il gas arriverebbe in Europa dalla porta italiana e non da quella tedesca e tutti sanno che l’attuale inquilino della Casa Bianca nutre una certa antipatia verso Berlino. L’avvento dei grillini con il loro veto al Tap per Washington era diventato un ostacolo. Le carezze di Trump a Conte rientrano nei modi classici per superarlo. E la manovra economica, con i suoi problemi, ha dato a Washington una carta in più verso il governo gialloverde, quantomai bisognoso d’aiuto.
Intanto in molti vedono il verdetto di S&P solo come una tregua: tra sei mesi li faranno neri. Anche perché i dati non sono ancora arrivati sulla scrivania di Di Maio, ma a quanto pare l’avvento del decreto dignità ha fatto diminuire i contratti a termine del 20% negli ultimi mesi, senza aumentare quelli a tempo indeterminato.
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