Conte alza la voce. Il premier vuole un mandato a discutere con Bruxelles, se no “non sarò io a firmare la procedura d’infrazione”. Sarà un vero e proprio ultimatum, quello che Giuseppe Conte affiderà questo pomeriggio alle telecamere. Dopo le 17 e a mercati chiusi, per ammortizzare l’effetto destabilizzante di una sfida diretta a Salvini e Di Maio. “Sono disposto ad andare avanti, ma non con un governo in agonia”, sosterrà.
Di più: il premier ricorderà ai suoi due vice i mesi “difficili” che attendono l’Italia. “Se non ci sono le condizioni sono pronto a farmi da parte”. Conte ce la metterà tutta per provare a dimostrare a Salvini, Di Maio e a tutti gli italiani che il presidente del Consiglio è ancora lui, a lui dunque spetta prendere le decisioni.
L’obiettivo è chiaro: mettere fine alla guerra tra M5s e Lega che sta affondando il governo giallo-verde, da giorni sul filo della crisi. Dopo una settimana di silenzio post-europee, il premier si è reso conto che è obbligato a farsi sentire, pena una completa squalifica del suo ruolo. In caso contrario la sensazione che Palazzo Chigi sia uno stabile con su scritto “affittasi” dilagherebbe. Tanto più dopo l’incresciosissimo incidente di venerdì, con il giallo della lettera per Bruxelles anticipata ai cronisti.
Nell’intervento di oggi Conte farà un bilancio di quanto fatto in questi 12 mesi. Responsabilità, dignità e rispetto reciproco le parole chiave per un discorso che punta a muoversi sul filo rosso del contratto di governo. Da lì si può ripartire – il senso del ragionamento –, ma per ricominciare a camminare è necessario recuperare quel metodo di lavoro che ha permesso alla maggioranza giallo-verde di celebrare il primo compleanno.
Di qui, la sfida di Conte: “O si affronta un’operazione di fiducia tra noi che riporti programmazione e omogeneità nell’azione dell’esecutivo, oppure vengono meno le condizioni per stare insieme”. Si può fare tutto, dallo sblocca-cantieri al decreto-crescita alla flat tax, ma dopo un’analisi approfondita, studiando le coperture, condividendo le scelte e non ‘in solitaria’, via social. Altrimenti? Impossibile proseguire l’esperienza giallo-verde.
Il problema è che di assi da giocare per sostenere questa posizione il presidente del Consiglio non ne ha nemmeno uno. Peggio: per il momento si muoverà al buio. Senza nessun pre-accordo con Salvini né con Di Maio, pronto – quest’ultimo – ad abbracciare la strategia del ‘contenimento’ a cedere cioè pur di non tornare a votare e mantenere le poltrone.
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