Una notizia che ha fatto scalpore: la Corea del Nord avrebbe giustiziato l’inviato speciale per gli Usa Kim Yong Chol per il fallimento del vertice di Hanoi, in Vietnam, lo scorso febbraio, tra il dittatore di Pyongyang Kim Jong-un e il presidente americano Donald Trump. Lo sostiene il quotidiano della Corea del Sud, Chosun Ilbo, un’indiscrezione subito rilanciata dalle principali testate americane.
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Punizione, verosimilmente in un campo di prigionia, anche per l’interprete del leader, Shin Hye-yong: è stata accusata di aver “macchiato l’autorità” di Kim per un errore ad Hanoi durante il suo lavoro di traduzione. Kim Yong-chol, secondo un dispaccio di inizio aprile della agenzia Kcna sulle decisioni maturare nella sessione plenaria dell’Assemblea suprema del popolo, era entrato nella potente commissione sugli Affari statali, presieduta dal leader, con altri esponenti di primo piano della missione in Vietnam. Tuttavia, alla fine dello stesso mese, sia lui sia la sorella del leader, Kim Yo-jong, non risultavano nella delegazione che a Vladivostok ha partecipato al summit tra Kim e il presidente russo Vladimir Putin.
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