“Il coronavirus ha permesso di intercettare tantissimi pazienti con patologie gravi che magari si sarebbero accorti troppo tardi di essere malati”. A parlarne è Luciano De Biase, professore associato di Cardiologia alla Sapienza e responsabile dei due reparti Covid del Sant’Andrea, che spiega come nella difficoltà di una pandemia ci sono stati anche dei risvolti inaspettatamente positivi. Il professore racconta al Corriere della sera, che dall’inizio dell’emergenza coronavirus, solo contando gli accessi tramite il pronto soccorso, i pazienti assisti dall’ospedale romano sono stati circa un migliaio: “A marzo sono arrivati al Sant’Andrea oltre 400 pazienti. Di questi 170, ovvero il 42,5%, aveva il coronavirus. Ad aprile su 500 accessi sono risultati positivi 145, il 29%”. Essendo dei potenziali contagiati, i restanti pazienti sono stati trattati con tutte le precauzioni del caso, quindi con tamponi, Tac e isolamento. Grazie a questi test, De Biase spiega che molte di queste persone hanno scoperto di soffrire di altre patologie (spesso molto gravi), e di essere stati spostati nei reparti adatti alle loro malattie estranee al Covid.
“Abbiamo diagnosticato un po’ di tutto: linfomi, tumori, tubercolosi, polmoniti, ictus, problemi pancreatici, epatici, vascolari, neurologici e cardiaci”, racconta il professor De Biase. Tirando le somme, in base ai dati del Sant’Andrea, i pazienti che hanno scoperto di essere affetti da qualche malattia seria perché sospettavano di aver contratto il coronavirus ammonterebbero a circa il 40%. Si potrebbe dunque definire come una fortuna nella sfortuna.
Adesso, con uno dei due reparti Covid in dimissione, l’ospedale Sant’Andrea continua la sua assistenza. “Abbiamo costituito un team multidisciplinare, fatto di diverse specialità, in modo da poter rafforzare la qualità delle cure – spiega Di Biase -. Chi è stato immobile nel letto per tre o anche quattro settimane, che ha avuto come unico contatto i nostri occhi, dal momento che i dispositivi di protezione non permettono altro, vive un forte stress emotivo dovuto all’isolamento. Molti hanno bisogno di una riabilitazione”.
“A breve partirà il follow up. Il Covid lascia segni importanti di infiammazione a cuore e polmoni che non escludiamo si possano trasformare in insufficienze cardiache e respiratorie gravi – prosegue il professore -. D’altronde non abbiamo esperienza sui guariti, sono solo i primi, e anche per conoscere il comportamento del virus continueremo a seguirli”.
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