Un panico diffuso, generalizzato, che non ha risparmiato nessuna fascia della popolazione. Con ripercussioni ovviamente pesanti sull’economia, segnata inevitabilmente dal cambio di rotta che l’emergenza coronavirus ha fatto registrare in questi ultimi giorni: dalla preoccupazione a una vera e propria psicosi. E se è vero che alcuni fattori contingenti avrebbero comunque influenzato l’andamento dei mercati, è la recente esplosione di terrore a pesare più di ogni altro elemento sulla bilancia.
Pesano le incertezze e certi luoghi comuni difficili da contrastare, come quelli che vogliono le informazioni sull’effettiva mortalità del coronavirus manipolate da quel governo cinese che, d’altronde, aveva a lungo taciuto i dati sulla diffusione della malattia. A poco sono serviti gli appelli di tanti medici occidentali che hanno invitato sì ad affrontare con estrema serietà la situazione ma senza lasciarsi vincere dalla paura, considerando che il numero di vittime è, in percentuale, fortunatamente molto basso rispetto ai contagi. Le scene che si sono susseguite sono sotto gli occhi di tutti, con i supermercati presi d’assalto e il boom di amuchina e mascherine.
Ma le conseguenze più gravi del coronavirus rischiano di essere quelle economiche, con il turismo paralizzato, gli spostamenti sempre più difficili, i locali vuoti, le manifestazioni pubbliche vietate. Un susseguirsi di episodi dettati dal panico collettivo che rischia di portare il Paese oltre il limite della recessione, con conseguenze potenzialmente drammatiche per commercianti e imprenditori. La conta dei danni, quest’estate, potrebbe essere terribile.
Inutili, finora, gli appelli alla calma lanciati dalle associazione che già hanno iniziato a contare i danni dell’emergenza. Appelli basati sull’evidenza che il rischio di mortalità per effetti diretti o indiretti del Covid-19, il famigerato coronavirus, sono collocabili in un segmento d’incertezza statistica che include la banale influenza, il morbillo e l’influenza suina. Il rischio, dicono a gran voce i rappresentanti delle categorie già danneggiate (dagli albergatori ai negozianti) è che una malattia non così terribile squassi dalle fondamenta l’economia italiana. Spinta dalla nostra stessa paura, più che dalla sua reale pericolosità.
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