Nella speranza di ricevere delle cure migliori, un paziente positivo al coronavirus è fuggito da Bergamo per tornare nella sua città di Jesolo, pagando un’ambulanza privata ben 600 euro. E’ la storia del 47enne Alberto Battistel, un paziente positivo al Covid-19 che, quando i sintomi sono peggiorati per via dell’emergenza sanitaria, non trovava un posto in ospedale a Bergamo. Per questo motivo, avendo ancora la residenza a Jesolo, ha deciso di provare a tornare nel suo luogo natale nella speranza di ricevere delle cure più adeguate. Lì è stato ricoverato in ospedale e curato: “I medici dell’ospedale di Jesolo mi hanno salvato la vita”.
Andato via dalla Lombardia (dove risulta domiciliato) per tornare in Veneto a farsi curare, Alberto ha usufruito di un’ambulanza privata, pagando la cifra di 600 euro di tasca propria. Battistel è domiciliato a Martinego, vicino Bergamo, e quando ha iniziato a mostrare sintomi riconducibili al coronavirus la situazione degli ospedali di zona era già in difficoltà. Come riporta Il Messaggero, l’uomo ha raccontato: “Non posso dire dove sono stato contagiato perché nella provincia di Bergamo l’80% della popolazione è stata contagiata. Nel nostro caso abbiamo avuto tutti i sintomi: io, mia moglie, i nostri due figli di 5 e 7 anni, i miei cognati e mio suocero. Io sono quello che ha avuto i sintomi più gravi”. La situazione a Bergamo è al collasso e l’accesso agli ospedali era riservato alle persone più gravi, come racconta il 47enne, costretto a curarsi in casa per ben 11 giorni con la tachipirina ed un antibiotico secondo quanto concordato con il proprio medico di base. A quel punto, è maturata la scelta di tornare a Jesolo, dove vivono la madre ed il fratello, per farsi curare.“Ho verificato se, con il fatto di avere la residenza a Jesolo – spiega ancora Alberto – potevo farmi curare in quel luogo. Ottenuta la risposta affermativa, ho organizzato il trasferimento con un’ambulanza privata che mi è costata 600 euro”. Il 47enne ha lasciato Bergamo perché impossibilitato a curarsi e perché, con il peggioramento del suo quadro clinico, non poteva più rimanere in casa. Arrivato a Jesolo il 17 marzo, è stato sottoposto a tamponi che hanno confermato la positività al Covid-19.“A quel punto sono stato ricoverato a Jesolo” – ha sottolineato sempre Alberto, che ha descritto la situazione ospedaliera come un inferno, con gente che moriva e la paura di non poter più rivedere i propri cari. Il personale medico dal quale ha ricevuto “un’assistenza eccezionale”, lo ha curato per cinque giorni con una terapia anti Hiv ed anti-malarica grazie alla quale è guarito risultando negativo a tre tamponi.
Ti potrebbe interessare anche: L’anestesista in lotta contro il coronavirus: “Decidiamo noi chi vive e chi muore”