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“Medici e infermieri siete il nostro orgoglio”. Il grazie di tutti gli italiani in uno striscione

L’Italia è piegata dall’emergenza coronavirus. In queste ore ogni cittadino sta (o dovrebbe) mettendo in atto tutte le indicazioni del governo per evitare che l’epidemia si propaghi ancora di più. Ma chi più di ogni altro è in prima linea – e rischia – è il personale sanitario. E di questo gli italiani sono consapevoli. In un momento particolarmente difficile per l’intero Paese, in trincea con tutte le sue forze per combattere contro la diffusione del Coronavirus Covid 19, gli italiani riscoprono l’importanza di medici e infermieri. E si stringono intorno ai professionisti della sanità.

Sui social fioccano gli incoraggiamenti e gli attestati di stima per il complesso e duro lavoro che stanno portando avanti ormai da giorni senza tregua. Ma c’è anche chi va oltre gli attestati in rete, come i cittadini che hanno affisso uno striscione fuori da uno degli ospedali lombardi con una scritta che non ha bisogno di ulteriori commenti: “Medici e infermieri siete il nostro orgoglio. Grazie”. La foto è subito diventata virale. Come è giusto che sia. Il coronavirus ha già messo fuorigioco oltre duemila tra medici e infermieri, alcuni ricoverati e altri in quarantena per motivi precauzionali. Lo rivela La Stampa. Spesso perché il paziente che si ha di fronte ha avuto contatti “a rischio” ma “dimentica” di dirlo.

Un’emergenza nell’emergenza, che colpisce maggiormente gli ospedali del lombardo-veneto e dell’Emilia Romagna, dove si contano più ricoveri e contagi. Solo nel Veneto tra medici, infermieri e operatori sanitari sono in 450 ad essere costretti a tenersi alla larga dai reparti. Tanto da far chiedere al governatore Zaia di far rientrare nei ranghi i sanitari in quarantena ma negativi al test. Richiesta accolta dal governo nel decreto approvato stanotte. Ancora più in difficoltà sono gli ospedali lombardi dove a mancare all’appello sono almeno un migliaio.

Ad essere sotto stress per eccesso di ricoveri e contemporanee assenze di personale sono in particolare gli ospedali della zona rossa di Lodi e Codogno. Nel primo la fuga dei medici era iniziata anche prima del coronavirus e ora con l’emergenza e le assenze forzate si deve sopperire con tripli turni senza riposo. Che non bastano comunque a compensare l’assenza di anestesisti, indispensabili per i pazienti più gravi in rianimazione. Stessa situazione negli ospedali di Codogno e al Giovanni XXIII di Bergamo, dove si deve fronteggiare l’impennata di contagi della vicina Val Seriana. La Lombardia si consola però con i complimenti degli ispettori dell’Oms.

 

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