La Corte di giustizia europea boccia la proroga automatica – tutta italiana – sulle concessioni balneari e avverte con un ultimatum: «L’Italia rimetta all’asta le concessioni».
Insomma, la proroga automatica e generalizzata fino a fine 2020 per lo sfruttamento turistico di beni demaniali marittimi prevista dalle norme italiane non può essere considerata legittima, perché «impedisce di effettuare una selezione imparziale e trasparente dei candidati». Ciò significa una sola cosa: che le 30mila imprese che lavorano sulle coste italiane rischiano di trovarsi in una posizione di evidente abusivismo.
Una decisione attesa da tempo…
La decisione del Tribunale di Lussemburgo era già nell’aria, anche perché era stata già la Commissione europea a esprimere il suo No alla proroga automatica delle concessioni balneari. Le regole comunitarie stabiliscono infatti che le concessioni demaniali debbano essere assegnate solo a margine di un’asta pubblica, perché solo così possono essere rispettati i principi del libero mercato e della libera concorrenza che sono stati sottoscritti dalla direttiva Bolkestein del 2006. La “colpa” è in particolare dell’articolo 12 della direttiva, che vieta agli stati membri di prorogare automaticamente le autorizzazioni di sfruttamento del demanio marittimo.
L’Italia, insomma, dovrà rimettere a gara le concessioni delle sue spiagge per ripristinare una condizione di legalità e per dare una possibilità «a tutte le imprese interessate a tali concessioni».
Viviana Bottalico