Qualcosa non torna nelle ricostruzioni di quanto accaduto in Val Seriana, con la mancata istituzione della zona rossa della quale si continua a discutere alla luce della pubblicazione dei verbali del Comitato tecnico-scientifico, non più secretati. Giuseppe Conte, già sotto attacco per la di istituire il lockdown in tutto il Paese quando gli esperti suggerivano misure graduate soprattutto in un Sud Italia molto meno colpito dal Covid-19, si trova così a dover rispondere anche del rimbalzo di responsabilità con la Regione per la gestione dei Comuni di Alzano Lombardo e Nembro. Eppure la sua versione, al momento, non convince.
In un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano il 2 aprile, infatti, Conte aveva sostenuto una versione ancora diversa: “La sera del 3 marzo il Cts propone per la prima volta la possibilità di una zona rossa per i comuni di Alzano Lombardo e Nembro. Ormai vi erano chiari segnali di un contagio diffuso in vari altri comuni lombardi, anche a Bergamo, a Cremona, a Brescia. Una situazione ben diversa da quella che ci aveva portato a cinturare i comuni della Bassa Lodigiana e Vo’ Euganeo. Chiedo così agli esperti di formulare un parere più articolato: mi arriva la sera del 5 marzo e conferma l’opportunità di una cintura rossa per Alzano e Nembro. Il 6 marzo, con la Protezione civile, decidiamo di imporre la zona rossa a tutta la Lombardia. Il 7 marzo arriva il decreto”.Non bastasse, i giornalisti del Corriere della Sera Fiorenza Sarzanini, Marco Imarisio e Simona Ravizza hanno da poco pubblicato il libro “Come nasce un’epidemia”, all’interno del quale sono presenti stralci di un’intervista rilasciata dal premier in cui sostiene di non aver “mai visto” il documento del Comitato. Qual è, allora, la verità dei fatti? Una domanda alla quale il presidente del Consiglio dovrà presto dare una risposta.
Sondaggi, ecco chi vincerebbe nelle Regioni al voto a settembre