Conte dovrebbe ottenere senza alcun problema anche i numeri necessari al Senato, ma cosa succede in caso di caduta del governo? Per le 20,30 dovrebbe arrivare il responso definitivo dal Senato. E se l’asticella dovesse fermarsi al di sotto del minimo indispensabile di voti per tenere in piedi un governo di minoranza in attesa dell’approdo di altri senatori, i giochi sarebbero aperti. Ci sono varie possibilità. Il primo: Conte incassa la fiducia anche al Senato arrivando a 155 voti e la crisi – con un governo di minoranza – sarebbe formalmente scongiurata. Il premier non sarebbe tenuto ad andare al Quirinale, anche se è probabile che lo faccia lo stesso per una forma di cortesia istituzionale.
Come spiega Alessandro D’Amato su Today: “Poi il premier dovrebbe mettere mano alla squadra per riequilibrare la divisione politica delle cariche dopo l’addio di Italia Viva alla maggioranza. In questi casi potrebbe essere necessario votare una nuova fiducia alla Camera e al Senato. Ipotesi che diventa certezza in caso di allargamento della maggioranza ai Costruttori, ai Responsabili o ai Volenterosi che dir si voglia”. Se invece il governo Conte non incassa la fiducia al Senato si aprirebbe formalmente la crisi di governo. “Il premier dovrebbe salire al Quirinale per presentare le sue dimissioni al presidente della Repubblica, che dovrebbe in quel caso chiedergli di restare in carica per sbrigare gli affari correnti mentre indirebbe le consultazioni”.
Si partirebbe dai presidenti di Senato e Camera per poi aprire alle forze politiche. Terminata la procedura, la decisione sarebbe in capo a Sergio Mattarella, che potrebbe: “Verificare la possibilità di un nuovo governo Conte – il cosiddetto Conte-Ter – e dare un nuovo incarico all’Avvocato che a quel punto dovrebbe mettersi al lavoro per cercare numeri e nomi per varare un altro esecutivo; affidare l’incarico a un nuovo nome che dovrebbe a quel punto tentare di formare un altro governo con una nuova maggioranza: tutte le ipotesi sono aperte e questa ipotesi potrebbe verificarsi più volte come è già successo nel 2013 nel 2018 all’epoca dell’incarico a Carlo Cottarelli; sciogliere le Camere dopo aver verificato l’impossibilità di formare una nuova maggioranza e indire nuove elezioni. In questo caso il Quirinale potrebbe anche scegliere di formare un “governo elettorale” che al posto di Conte porti il paese alle urne. Che potrebbero arrivare anche ad aprile”.
All’interno di questo scenario c’è anche l’ipotesi di un governo con la stessa maggioranza ma nuovo premier. “Se M5s e Pd aprissero a un nuovo premier, Iv potrebbe tornare a dialogare con M5s e Pd. Oppure quella di un governo di scopo o di larghe intese. I partiti potrebbero unirsi, con una maggioranza più ampia dell’attuale, per varare il recovery plan e far proseguire la legislatura. Il premier dovrebbe essere una personalità di alto profilo e ben vista da tutti i partiti di maggioranza. La strada del governo sarà stretta anche se Conte dovesse salvarsi all’ultimo momento e tenere in piedi un esecutivo di minoranza”.
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