Cosa sta succedendo a quello che una volta gli alleati chiamavano il Capitano, a sottolinearne la determinazione e la capacità di condurre sempre la nave in porto? I tempi andati, quelli in cui i sondaggi facevano sognare a occhi aperti e il governo era quasi completamente asservito alle volontà della Lega, sembrano pericolosamente lontani. Oggi Matteo Salvini è un leader in discesa parabolica, alle prese con un improvviso raffreddamento dei consensi e i tanti, troppi errori del recente passato.
La guerra a Conte, innanzitutto, lo vede uscire costantemente sconfitto. Dopo il durissimo discorso pronunciato in aula dal premier, poi confermato, contro il Carroccio, Salvini ha messo l’avversario nel mirino. Uno col suo ego, d’altronde, non può certo accettare critiche e duri attacchi senza rispondere. Peccato, però, che mentre il presidente del Consiglio continua la sua personalissima ascesa, i tentativi di Matteo di minarne la fama stia andando a vuoto, uno dopo l’altro. E gli schiaffi sul fronte migranti si fanno sentire.
L’opposizione rabbiosa di Salvini, poi, si scontra costantemente con le fake news alla base dei suoi affondi al governo giallorosso. La bambina di Bibbiano che poi non era di Bibbiano, anche se la Lega non l’ha ancora capito. Il caso del poliziotto morso da un detenuto a San Gimignano (in realtà la ferita era frutto di un incidente ben più banale). E quel Russiagate che continua ad aleggiare pericolosamente sulla testa dell’ex ministro dell’Interno, sempre più in imbarazzo col passare dei giorni e l’aumentare delle rivelazioni.
Infine la campagna d’Umbria, il primo passaggio, nelle intenzioni di Salvini, verso una definitiva riabilitazione dopo tante batoste. I sondaggi danno in vantaggio l’alleanza Pd-5 Stelle, pur alle prese con i suoi guai. E per il Capitano, o quel che ne resta, si delinea una sconfitta che avrebbe del clamoroso, visti gli sforzi profusi a piene mani per battere il territorio a caccia di voti. Persino gli alleati, ormai, lo trattano con indifferenza, abbandonandolo al suo destino sul fronte referendum per il maggioritario. La nave, insomma, è ormai quasi deserta. E rischia di affondare nell’indifferenza generale, senza clamori.
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