Una telefonata per far capire a Matteo Salvini, in vacanza a Pinzolo, che “no, così proprio non va”. Mario Draghi ha reagito irritato allo strappo della Lega sul Green pass, con i deputati del Carroccio in Commissione Affarri sociali che hanno votato insieme a Fratelli d’Italia contro il passaporto vaccinale, alzando il telefono per telefonare al segretario del partito e manifestare la propria delusione mista a stupore. Ottenendo subito un passo avanti del segretario, che si è affrettato a smentire di essere mai stato “no vax o no pass”. In un clima, però, non proprio disteso.
Draghi sapeva, d’altronde, che le dimissioni di Durigon avrebbero avuto un prezzo da pagare. E resta convinto che la mossa di Salvini sia stata, comunque, poco più di un fallo di reazione dopo il passo indietro obbligato del sottosegretario leghista. Anche perché le manifestazioni no vax e no pass annunciate in queste ore si sono rivelate un flop totale, con pochissimi partecipanti, a riprova di come la maggior parte dei cittadini percepisca il certificato verde come strumento utile nell’ottica di un ritorno a una vita normale, nonostante il Covid.
Salvini, insomma, sapeva benissimo che non avrebbe creato alcuna seria conseguenza politica al governo. Ritrovandosi piuttosto a fare i conti con altre, ennesime fratture interne al proprio partito. Una parte della Lega, quella dei ministri al governo e dei governatori, non ha infatti gradito per niente il voto contrario alla Camera. Ufficialmente senza commenti. Ma, scrive Repubblica, con l’evidente nervosismo di Luca Zaia e Giancarlo Giorgetti, a dir poco sorpresi da quanto accaduto.
Il risultato è che “dentro ai tre grandi partiti della larghissima maggioranza – Cinque Stelle, Lega e Partito democratico – convivono due anime sempre più in conflitto fra loro. Quando il conflitto non emerge fra di loro, uno degli altri partiti ne approfitta per sottolinearlo”.
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