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Costi di recesso esagerati addio! Gli operatori telefonici si adeguano alle regole dell’Agcom

Una boccata d’aria per i consumatori che si accingono recedere da un contratto telefonico con un operatore. Come riporta La Repubblica, a partire da quest’anno le aziende telefoniche stanno iniziando ad abbandonare le pratiche punitive (come la mega stangata finale) verso gli utenti che li abbandonavano prima della scadenza ufficiale del contratto su rete fissa o mobile. In particolare i costi di recesso si stanno abbassando, le maxi rate finali per gli acquisti di eventuali modem e smartphone abbinati ai contratti stanno sparendo e le richieste relative alle restituzioni degli sconti praticati si stanno facendo più ragionevoli. A far cambiare rotta agli operatori telefonici è stato il fatto di aver perso al Consiglio di Stato, al quale si erano rivolti contro le regole dell’Agcom sui tagli di costi di recesso, alle quali adesso non potranno più tirasi indietro.

Tra le principali novità ci sono l’introduzione del costo base per la disdetta su rete fissa (quello che si applica in ogni caso); in caso di recesso anticipato da un’offerta promozionale (prima della scadenza del contratto, a 24 mesi) gli operatori rinunciano a chiedere la restituzione di tutti gli sconti fatti e ad addebitare in un colpo solo tutte le rate residue per eventuali prodotti inclusi (smartphone o modem). I tagli ai costi valgono anche per tutti coloro che hanno fatto disdetta da gennaio 2019 in poi.
Addio restituzione degli sconti
Contestato da tempo da tutte le associazioni dei consumatori, la restituzione degli sconti era davvero un brutto colpo per gli utenti, visto che tra l’altro non venivano neanche esposti con chiarezza sui siti o nei negozi dei gestori. Repubblica ne ha spiegato il funzionamento dal vecchio al nuovo sistema: ipotizziamo che un’offerta di rete fissa banda larga ha un prezzo ufficiale di 30 euro e scontato per un anno a 20 euro, gli operatori chiedevano a chi disdiceva prima di 24 mesi, ben 120 euro (pari a quei 10 euro di sconto moltiplicato per 12 mesi). Una pratica che però violava le norme, ma gli operatori hanno continuato ad applicarla indisturbati finora. Adesso la formula cambia: l’utente deve restituire una media tra il costo ufficiale dell’offerta e quello scontato (quindi 5 euro al mese, invece di 10). Dal secondo anno, inoltre, quando comincia a pagare il prezzo ufficiale, questo importo cala della stessa cifra, fino ad azzerarsi per chi disdice l’ultimo mese.
Basta anche alla maxi rata finale
Un altro forte deterrente al cambio operatore, era l’obbligo a pagare in un’unica volta tutte le rate residue di uno smartphone o di un modem incluso nel contratto, in caso di recesso anticipato. Il diritto a continuare con rate mensili era garantito solo se l’utente disdiceva rifiutando una modifica unilaterale del contratto da parte dell’operatore. Invece dopo la sentenza, per chi ha disdetto da gennaio 2019 in poi il proseguo rateale vale in qualsiasi caso di recesso anticipato.

 

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