La sottovariante del Covid, Xbb.1.5, meglio conosciuta come variante Kraken, sta falcidiando gli Stati Uniti e registra un numero record di infezioni in Cina.
Ma cosa deve temere l’Europa? Dall’Ecdc (European Centre for Disease Prevention and Control) fanno sapere che è plausibile un eventuale rialzo dei casi anche qui, “ma non a gennaio”.
Per l’Oms, l’Organizzazione mondiale della Sanità, la Kraken è solo una “variante di interesse”, e non una “variante di preoccupazione”, ma va monitorata, data l’altissima contagiosità.
Oltre agli Stati Uniti e al Regno Unito, la variante è già presente in altri 15 paesi europei, Italia compresa.
In Europa, l’incidenza è inferiore al 2.5%, ma gli scienziati statunitensi, che sono al 27,6% delle infezioni, hanno stimato un tempo di raddoppio di 9 giorni.
Ancora l’Ecdc: “La rapida crescita negli Usa non significa necessariamente che la variante diventerà dominante in Europa. Questo perché durante la pandemia sono state osservate più volte importanti differenze nella circolazione delle varianti tra il Nord America e l’Europa”.
Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università statale di Milano, spiega: “Le mutazioni facilitano l’immunoevasione, quindi schivano le difese immunitarie pregresse, e hanno una maggiore contagiosità”.
Non fa particolarmente paura, al momento, la variante che si sta guadagnando i riflettori, ma come la precedente Omicron, spiega Pregliasco, i sintomi possono variare molto: “Dal niente a forme che ricordano le influenze con febbri molto alte, dolori muscolari e sintomi più impegnativi”.
Nel caso di contagio, lo scienziato consiglia l’utilizzo di antinfiammatori, “per modulare la risposta immunitaria ed evitare la tempesta citochimica”. E mai scordarsi dei fragili, ribadisce il virologo, verso i quali “bisogna avere grande responsabilità”, tenendo conto della “contagiosità elevata”.