La variante più diffusa del Covid in Italia è ormai la Eris (EG.5) responsabile di sintomi molto simili a quelli dell’influenza, come febbre alta e dolori diffusi. Questa variante, che fa parte delle ultime versioni dell’Omicron, sta rapidamente diffondendosi sia in Europa che in Italia, diventando dominante e rappresentando il 51% dei casi nel paese. Le raccomandazioni dell‘Istituto superiore della Sanità (Iss).
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A differenza dell’influenza, però, Eris può causare conseguenze a lungo termine, come spesso accade con le infezioni da Covid. Studi recenti hanno dimostrato che Eris è una variante più resistente e in grado di sfuggire alle difese immunitarie generate sia da infezioni precedenti che dai vaccini. Questo è dovuto a una specifica mutazione (F456L) che si è verificata nella proteina Spike del virus.
La variante Eris continua ad essere prevalente in Italia e la sua diffusione è in aumento. Lo conferma l’ultima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità sulle varianti del virus Sars-CoV-2 condotta a ottobre. L’indagine ha preso in considerazione campioni analizzati tramite sequenziamento genomico dal 16 al 22 ottobre 2023. L’analisi ha evidenziato la predominanza dei ceppi virali ricombinanti appartenenti al lignaggio XBB e una notevole variabilità dei ceppi virali circolanti. In questo contesto, la variante EG.5 è risultata prevalente con un leggero aumento rispetto all’indagine precedente, rappresentando il 51% dei casi rispetto al 44,7% precedente.
Eris domina tra le varianti Covid
Nell’indagine si puntualizza anche che si è osservata una diminuzione nei valori di prevalenza per la variante Arturo XBB.1.16 (8.6% contro 12,8% della precedente indagine), Hyperion XBB.1.9 (9,5% rispetto al 13,2%) e per Acrux XBB.2.3 (6,3% contro 10,0%). Ma nel contempo continuano a circolare discendenti di Centaurus BA.2.75, in particolare della variante sotto monitoraggio DV.7 (4,1%), globalmente in crescita. Uno scenario che, secondo l’Iss, rende “necessario continuare a monitorare con grande attenzione, in coerenza con le raccomandazioni nazionali e internazionali e con le indicazioni ministeriali, la diffusione delle varianti virali, soprattutto quelle a maggiore trasmissibilità e/o, con mutazioni correlate a potenziale evasione della risposta immunitaria”. In soldoni: diminuiscono le mutazioni del virus, ma bisogna mantenere alta l’attenzione.
Il professor Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, spiega come sia nata la variante Eris. Ogni volta che una variante subisce una mutazione casuale, lo fa per sfuggire al sistema immunitario dell’ospite. Questa mutazione fornisce un vantaggio evolutivo al virus, permettendogli di diffondersi meglio. Il sistema immunitario umano può riconoscere e combattere il virus. Ciccozzi fa un paragone tra il virus e un ladro che cerca di entrare in una casa. Quando il sistema immunitario riconosce il virus-ladro, cerca di fermarlo. Ma il virus cambia “volto” attraverso le mutazioni, come è successo con la variante Kraken che ha lasciato spazio alla variante Eris.
I sintomi
Per quanto riguarda i sintomi, Ciccozzi afferma che finché le varianti all’interno della famiglia dell’Omicron rimangono presenti, non ci saranno sorprese particolari. I sintomi possono includere febbre, raffreddore, dolori muscolari e mal di testa più o meno intensi. Nel caso in cui si manifestino tali sintomi, è consigliabile sottoporsi a un tampone per verificare se si tratta del virus SARS-CoV-2. Tuttavia, il tampone non dovrebbe essere effettuato subito, ma dopo alcuni giorni, circa due o tre giorni dopo l’insorgenza dei primi sintomi. Si consiglia di utilizzare un test molecolare se si desidera fare solo un tampone, mentre un test antigenico se riteniamo utile poterlo rifare entro 48 ore in caso di negatività.
Le cure
Ciccozzi spiega: “Se siamo positivi curiamoci da casa, ma non senza aver prima consultato il medico di famiglia. E assolutamente non va preso l’antibiotico, perché se assunto senza motivo incrementa l’antibiotico-resistenza”.
Interviene sulla questione anche Fabrizio Pregliasco, direttore scientifico dell’Ospedale Galeazzi di Milano. “I sintomi variano da paziente a paziente. La malattia Covid può infatti decorrere paucisintomatica nei sani, ma anche provocare una sintomatologia accentuata con febbre alta”. “C’è chi torna a perdere l’olfatto e il gusto cosa che non si vedeva con le varianti precedenti”.
Inoltre, in alcuni pazienti Eris può colpire le vie respiratorie. “In questi casi ci si può curare a casa con paracetamolo o ketoprofene – precisa Pregliasco – . Ma se il paziente è fragile o anziano deve prendere entro cinque giorni gli antivirali, Paxlovid e Remdesivir, che funzionano anche contro Eris. Ricordo che questa malattia nel giro di poche ore può cambiare connotati e magari costringerci ad andare in ospedale. A ottobre si sono avuti 800 morti: sarebbe interessante sapere quanti erano vaccinati e quanti si sono sottoposti a terapia anti-Covid”.