Anche davanti il Covid sono riusciti a restare insieme Lea e Angelo, una coppia di anziani di Monselice (Padova), che hanno contratto contemporaneamente il virus e dal 19 febbraio vivono assieme in una stanza “matrimoniale” nell’ospedale di Comunità di Montagnana. La loro è una storia di “relazione come tempo di cura”, come hanno spiegato i medici. I due coetanei 86enni, si sono promessi ben 64 anni fa di essere fedeli “sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”, e mai come in questo caso possono dire che il rito sia stato rispettato alla lettera. La coppia in un primo momento era stata seguita a casa dal personale delle Usca, ma poi la loro situazione si è aggravata, per via dell’insufficienza respiratoria, e i clinici hanno deciso due settimane fa il ricovero di marito e moglie.
“Tutto il personale è vaccinato, dedichiamo molto tempo al dialogo e alla comunicazione che consideriamo un investimento in un più veloce recupero”, ha affermato la referente clinica Maria Beatrice Bettini. E il direttore dell’Ulss 6, Paolo Fortuna, ha confermato: “l’efficacia di una terapia si misura anche con il termometro dell’umanità. E questo concetto sta prendendo piede non solo negli ospedali per acuti ma anche negli OdC, interfaccia tra ospedale in senso stretto e territorio, sorta di cerniera dell’assistenza”. Infatti sono altre cinque le coppie ricoverate nella stessa stanza nel nosocomio in provincia di Padova.
Lea e Angelo sono ospiti di quella che è stata ribattezzata la “stanza matrimoniale”, nell’ospedale di Comunità di Montagnana. Pochi giorni fa i sanitari hanno regalato loro una barchetta di peluche con su scritto Love boat. “Piango dalla contentezza”, ha detto la donna dopo aver abbracciato il marito. A breve saranno di nuovo a casa: Lea non è più positiva al Covid e anche Angelo sta molto meglio.
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