La variante Delta preoccupa l’italia, che si prepara ad affrontare un’estate in cui si sperava di poter tirare un po’ il fiato. Il ministro della Salute Roberto Speranza è intervenuto sulla vicenda spiegando: “Sulla variante Delta avremo i risultati in una nuova ricerca, e questo ci consentirà di avere lo stato dell’arte. Questa variante diventerà dominante in tutta Europa e quindi pure in Italia”.
Stando ai dati dell’Iss, in Italia la variante Delta sarebbe in aumento con una percentuale del 16,8%, mentre la più diffusa rimane ancora la alfa al 74,92%. Tuttavia, sebbene i dati di giugno non siano ancora consolidati, dalle prime segnalazioni di sequenziamenti, si segnala un aumento, in percentuale, dei casi di variante Kappa e Delta, la cosiddetta “indiana” e un suo sottotipo, passate dal 4,2% nel mese di maggio, al 16,8% del mese di giugno.
Una situazione che proeccupa anche il governatore della Campania Vincenzo De Luca, che attraverso Facebook ha annunciato: “Apprendiamo che si sta diffondendo la variante Delta e che la Campania ha già dei focolai di questa variante. Se consideriamo il fatto che chi ha fatto solo la prima dose non è al riparo dalla variante Delta, e se consideriamo il fatto che mancano all’appello centinaia di migliaia di cittadini che non hanno aderito o fanno finta di non capire, ci rendiamo conto che si sta preparando una nuova chiusura pesante, a Napoli e forse in altri territori della regione”.
Di zone rosse ha parlato anche il coordinatore del Cts e presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, che a SkyTg24 ha detto: “Dobbiamo lavorare nella maniera più intensiva sul tracciamento e sul sequenziamento, perché solo in questo modo riusciamo ad intercettare segnali di diffusione della variante indiana. Se si aumenta il sequenziamento, ci sono poi delle decisioni che devono seguire per cercare di contenere il tutto, altrimenti il sequenziamento diventa un esercizio inutile”. Zona rossa? “Se necessario vanno create delle zone per fermare i cluster, come ad esempio è successo in Umbria quando si è verificata la diffusione della variante brasiliana”.
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