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Superbonus 110%, crediti e cantieri ancora bloccati: ecco cosa sta succedendo

Superbonus 110%: ancora crediti e cantieri bloccati. E’ già, il meccanismo della cessione dei crediti legati ai bonus edilizi è infatti di fatto ancora fermo, per una valore di oltre 15 miliardi di euro di crediti ancora da recuperare. Senza i rimborsi, stanno aumentando sempre più i cantieri che son costretti a rimanere fermi o peggio sono sull’orlo del fallimento, a causa della mancanza di fondi. Una parte dei crediti del Superbonus ancora bloccati potrebbe essere sbloccata con l’aiuto delle Regioni, che si stanno attivando per comprarli e aiutare le imprese. Secondo l’Ance servono ulteriori interventi di questo tipo per evitare il fallimento di 25 mila imprese. Ma cosa si cela dietro le cause del blocco?

Il meccanismo del Superbonus
Il Superbonus 110% si basa su degli sconti fiscali scaturiti da dei lavori di ristrutturazione. Il meccanismo più diffuso per utilizzare il Superbonus, come anche degli altri bonus edilizi, è lo sconto in fattura: il proprietario dell’immobile non paga i costi di ristrutturazione, che invece anticipa l’azienda edilizia, la quale potrà poi o rivalersi sullo Stato attraverso uno sconto fiscale spalmato in diversi anni o, più comunemente, vendere questo credito nei confronti del fisco a un altro attore, prevalentemente le banche, che armandosi di pazienza ogni anno potrà pagare meno imposte fino a recuperare la spesa (ottenendo anche un guadagno).
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Crediti del Superbonus ancora bloccati: le cause
Come ha riportato Skytg24, fino a novembre 2021 non era previsto un limite agli scambi di questi crediti, causando in molti casi anche possibilità di frodare il fisco. Da allora la normativa ha fortemente ristretto la cessione, prima riducendone il limite a una sola per poi arrivare fino a 4. Per sbloccare i crediti incagliati il governo ha introdotto la possibilità di una quinta cessione, attraverso il decreto Aiuti quater, e la possibilità di fruire dell’agevolazione in 10 anni nel caso di comunicazioni inviate entro il 31 ottobre 2022. Il nodo della questione però è che le misure non sono state sufficienti. “I problemi sono iniziati nel 2021, dopo il decreto Antifrode che aveva bloccato la monetizzazione dei crediti. Poi c’è stato il blocco dell’acquisto dei crediti da parte di Poste e Cdp – ha detto la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, al Corriere della Sera – . Le regole sono cambiate tra le 17 e le 18 volte in un anno. Imprese e privati si sono trovati alle prese con un caos normativo. Il fatto che ora gli enti locali si stiano muovendo per cercare di trovare delle soluzioni ci dà il polso del problema economico e sociale che si sta creando. Ben vengano le iniziative da parte delle Regioni anche perché hanno la capacità di assorbire molti miliardi”.
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Meloni aveva promesso ma…


Qualche mese fa, Fratelli D’Italia si erano detti pronti a tutelare i diritti del Superbonus, e a migliorare le agevolazioni edilizie. Eppure stando alla situazione odierna, con i crediti incagliati da tempo e i conseguenti migliaia di cantieri a rischio di fallimento, sembrerebbe che il governo meloni si sia dimenticato qualcosa.


90mila i cantieri fermi
Il blocco dei crediti sta avendo un pesante impatto non solo sulle imprese, ma anche sui committenti e i professionisti. Secondo le stime dell’Associazione nazionale costruttori edili, ogni miliardo di crediti incagliati produce il blocco di circa 6.000 interventi (tra unifamiliari e condomini), con rischio di fallimento di almeno 1.700 imprese di costruzioni e la perdita di circa 9.000 occupati. “In un’ipotesi prudenziale di uno stock di crediti fiscali incagliati di 15 miliardi, gli effetti macroeconomici potrebbero essere estremamente preoccupanti: 25.000 imprese fallite e 130.000 posti persi nel settore delle costruzioni (tale stima non comprende i possibili fallimenti nelle imprese della filiera). Una simile situazione provocherebbe problemi su circa 90.000 cantieri”, ha spiegato l’associazione.


In merito ai crediti del Superbonus ancora bloccati, l’associazione Esodati del Superbonus, che rappresenta le istanze di un gruppo di cittadini, imprese e professionisti che sostengono di essere stati danneggiati dalle diverse modifiche al Superbonus introdotte dai vari governi, a fine dicembre ha chiesto al ministero dell’Economia e delle Finanze di avviare un tavolo tecnico di confronto.

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