Ricavi positivi e prospettive rosee per il vino italiano. Il 2016 si è chiuso infatti con un bilancio positivo soprattutto grazie all’export. Il record di crescita va alla trevigiana La Marca, mentre a trainare è il settore degli spumanti.
Un’orizzonte sereno quello che emerge dall’analisi di Mediobanca che analizza 140 società produttrici italiane, con un fatturato superiore ai 25 milioni, e 14 tra le maggiori aziende internazionali quotate, con fatturato di oltre 150 milioni.
I numeri del vino italiano
Il settore vinicolo nostrano, in mostra in questi giorni a al Vinitaly di Verona, chiude il 2016 con un aumento del fatturato del 6% rispetto al 2015, portando a casa il miglior risultato dal 2012: le esportazioni registrano un +6,6%, mentre il mercato interno +5,3%.
Risultati certo inferiori al settore del manifatturiero, dove la crescita del fatturato è del 9,3%, ma migliori del settore alimentare che si ferma a un +2,9%.
A fare da padroni sono gli spumanti, con una crescita del fatturato del 13,6%, con un consumo interno (+14,1%) superiore alla domanda estera (+13%).
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Di segno più, anche se meno brillante, anche la crescita dei vini non spumante che segnano un +4,4%.
Risultati che incidono anche sulle aspettative per il 2017:
- il 90,1% delle aziende prevede di non subire un calo delle vendite;
- il 17,3% si aspetta un incremento delle vendite superiore al 10%
mentre solo il 9,9 % si attende una flessione dei ricavi.
I produttori di vino più dinamici
Con 566 milioni di fatturato Riunite & CIV, resta stabile in cima alla classifica dei produttori di vino italiano. Seguono Caviro con 304 milioni, Palazzo Antinori con 218 milioni, Zonin con 193, e Cavit con 178.
Sette le aziende vinicole che nel 2016 hanno visto aumentare il fatturato di oltre i 10%:
- La cooperativa trevigiana La Marca, che passa da 75 a 101 milioni (+33,9%)
- Santa Margherita (+32,9%)
- Vivo Cantine (+25,4%)
- Villa Sandi (+20,7%)
- Lunelli (+13,4%)
- Mionetto (+11,3%)
- Cantina Sociale Cooperativa di Soave (+10,3%).
Il mercato estero del vino Italiano
Le aree mondiali di destinazione delle vendite vedono
ancora la prevalenza dei mercati di prossimità (Paesi UE) che
hanno assorbito nel 2016 il 52,1% del fatturato estero, con un incremento a valore sul 2015 del 7,1% .
Il Nord America rappresenta la seconda area di riferimento, invariata al 34,2 % del totale. Africa e Medio Oriente sommano l’8,4%, in progresso dell’1,9%, mentre i mercati asiatici e del Far East e il Centro-Sud America segnano incrementi di portata rilevante (rispettivamente +7,9% e +13,1%), pur restando ancora marginali (4% e 1,3% del totale)