“La pacchia è finita per Silvio Berlusconi”. Non ci gira troppo intorno il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Editoria Vito Crimi, che in un’intervista rilasciata sulle pagine del Fatto Quotidiano ha sottolineato come si necessario “ridistribuire la pubblicità tra tv e carta stampata introducendo dei tetti”. Il Movimento Cinque Stelle ha così confermato la sua volontà di “togliere i fondi pubblici a tutti gli organi di informazione” partendo dal decreto Lotti riguardante il Fondo per il pluralismo dell’editoria, mai davvero varato. Nel fondo era previsto “un contributo di solidarietà dello 0,1% sui redditi delle concessionarie di pubblicità compresi i Centri Media”.
Tra le ipotesi fatte da Crimi c’è quella di “prevedere incentivi pubblici alla domanda, ad esempio, sostenendo gli abbonamenti oppure nuove idee innovative. Sto proponendo agli editori – conclude – una piattaforma tecnologica che, ad esempio, permetta al costo di un abbonamento la lettura di tutti i giornali. Sarebbe una Netflix dell’editoria”. E le edicole? “Penso vadano aiutate a trasformarsi in una rete di servizi, remunerati, e non essere più schiacciate tra la distribuzione e le norme imposte dagli enti locali”. Quanto inciderà tutto questo sul patrimonio di Berlusconi? Le stime parlano già di almeno 750 milioni di euro l’anno.