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Crisanti: “Super green pass è obbligo di fatto, governo si assuma responsabilità”

La narrazione della pandemia fatta dai virologi sui mezzi di informazione comincia a modificarsi di giorno in giorno. Tutto merito della vaccinazione di massa, ma anche della diffusione della variante Omicron che si sta dimostrando meno pericolosa delle precedenti. E così, anche Andrea Crisanti si adegua. Ospite di Veronica Gentili a Controcorrente, il virologo dell’Università di Padova si dice favorevole al Super green pass. Ma aggiunge di considerare questa misura un “obbligo di fatto” e invita il governo a prendersi le sue responsabilità.

Andrea Crisanti

La conduttrice domanda al suo ospite se sia il caso di andare verso una “normalizzazione” dell’emergenza pandemica, “dando per assodato che la Omicron è più contagiosa ma molto meno severa e che è più o meno un raffreddore, e quindi dobbiamo tornare alla vita normale partendo dall’assunto che siamo vaccinati”. Per Crisanti “sicuramente i vaccini hanno cambiato completamente in quadro, perché senza i vaccini Omicron non sarebbe una variante totalmente innocua. Nei vaccinati dà una malattia relativamente benigna e in molti casi anche asintomatica. Comunque è una malattia che in persone fragili o non vaccinate può essere letale”.

“Io sono fondamentalmente favorevole al Super green pass. – sposta poi l’argomento di discussione Crisanti – Però bisogna anche riconoscere quello che è: un obbligo di fatto. Perché se uno non può lavorare non può mantenere la famiglia e non può vivere. Quindi, nel momento in cui tu metti il Super green pass obbligatorio, di fatto hai introdotto un obbligo. Ma se tu obblighi una persona a vaccinarsi, direttamente o indirettamente, te ne devi assumere la responsabilità come governo”.

“Quindi penso che dovrebbe essere rivisto il consenso informato e dovrebbe essere fatta una manleva generalizzata per qualsiasi effetto avverso. – propone Crisanti – Penso che, per rispetto dei cittadini, se tu fai un obbligo camuffato o meno, devi levare il consenso informato. Perché a quel punto è un consenso non più informato. Ma è un consenso in qualche modo estorto”, conclude.

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