Andrea Crisanti, il medico salito agli onori della cronaca per la magistrale gestione del caso-Veneto durante la prima ondata, e ora in rotta di collisione con il governatore Zaia, manda un chiaro messaggio al governo, un avvertimento più che altro. Commentando a La Stampa le nuove misure che il governo è in procinto di varare. Il nuovo Dpcm, che dovrebbe essere firmato da Giuseppe Conte in giornata, prevede chiusure progressive per i territori che superano le soglie di rischio determinate da 21 parametri.
Crisanti, tuttavia, accoglie con riserve il provvedimento voluto dall’esecutivo: “La mia non è una posa, ma davvero faccio fatica a comprenderlo e ho una serie di interrogativi”. Crisanti teme che i 21 criteri, ‘tanti’, possano indurre le Regioni a non essere trasparenti sulla comunicazione di dati. “Con questa politicizzazione e spettacolarizzazione di ogni cosa potrebbe esserci la gara tra governatori a chi è più bravo”. Il professore teme addirittura che si possa arrivare a truccare i numeri.
“Si tratta di dati facilmente manipolabili a livello regionale. Per qualche settimana si potrebbe decidere di ricoverare il meno possibile sulla pelle dei pazienti”. Crisanti, piuttosto, è dell’idea che un lockdown, prima o dopo Natale, sia inevitabile. Però, “senza una strategia di tracciamento – mette in guardia – si rischia una terza ondata. I contagi non bisogna solo ridurli, ma poi anche tenerli bassi. Se il governo ha un piano a riguardo bene, altrimenti sta solo perdendo tempo”.
Nell’intervista, il professore dice di condividere la scelta del governo di chiudere bar e ristoranti alle 18 “perché non generano tanto traffico a pranzo”, ma sostiene che il coprifuoco alle 21 sia “inutile, solo demagogia già che è tutto chiuso”. Le parole del professor Crisanti innescheranno ora l’ennesimo dibattito, se non l’ennesimo scontro.
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