La crisi che sta colpendo il settore automobilistico non mostra segni di rallentamento, anzi, peggiora ogni giorno. Le difficoltà di aziende simbolo come Volkswagen, costretta a chiudere diversi impianti, e i deludenti risultati di Stellantis sono solo alcuni esempi di una crisi complessa e profonda. Le istituzioni europee sembrano aver sottovalutato molti dei fattori che ora stanno destabilizzando il settore. Le conseguenze sono gravi: il settore automobilistico, un pilastro dell’economia italiana ed europea, rischia di entrare in una spirale negativa che potrebbe portare a una vera e propria crisi economica e occupazionale.
I dati degli ultimi mesi non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche. Tra agosto e ottobre, in Italia si è assistito a un drastico calo nelle immatricolazioni di auto nuove, che a ottobre hanno segnato una riduzione del 9,05% rispetto allo stesso mese del 2022. Sono stati immatricolati solo 126.488 veicoli, evidenziando una contrazione del mercato che si estende anche ad altri Paesi europei. Marchi storici come Volkswagen stanno attraversando momenti particolarmente difficili, al punto che alcuni analisti descrivono la situazione come un vero e proprio “bollettino di guerra”, per enfatizzare la gravità della crisi in corso.
Il Ministero dei Trasporti italiano conferma l’ennesimo trend negativo, indicando che la domanda di auto nuove è in costante calo, mentre i costi di produzione continuano a salire. Paradossalmente, cresce invece il mercato delle auto usate, con un aumento delle vendite del 10,25%, che rappresentano ormai oltre l’80% delle transazioni. “Proseguendo su questa strada, la catastrofe è dietro l’angolo,” ha dichiarato Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, lanciando un monito sul rischio che questa crisi si aggravi ulteriormente. Anche il settore delle auto elettriche, dopo una prima fase di crescita spinta dagli incentivi, sembra mostrare segni di stallo. Le immatricolazioni di auto elettriche a ottobre sono scese, preannunciando un possibile bilancio negativo entro la fine dell’anno. “Il mercato auto italiano si mostra nuovamente in importante ribasso,” avverte Roberto Vavassori, presidente di Anfia, riferendosi a una stagnazione che potrebbe mettere a rischio la tanto auspicata transizione verso la mobilità sostenibile.
In uno scenario così problematico, si fa sempre più urgente un intervento delle istituzioni per evitare un tracollo del settore. Vavassori sottolinea l’importanza di ripristinare il Fondo automotive pluriennale, fondamentale per sostenere l’intera filiera. Tuttavia, la Legge di bilancio prevede un taglio dell’80% di questo fondo, decisione che il presidente dell’Unrae, Michele Crisci, definisce come un vero e proprio “de profundis” per la transizione green. Crisci richiama anche l’attenzione sull’esigenza di rifinanziare l’ecobonus per i prossimi anni, sottolineando che solo un forte supporto governativo può facilitare il rinnovo del parco auto. Anche Massimo Artusi, presidente di Federauto, ha espresso preoccupazione, dichiarando che “il mercato non ha le forze necessarie a generare un input di rinnovo del parco,” invitando le istituzioni a elaborare una strategia chiara e a lungo termine per il settore.
Non meno importante è il ruolo dell’Unione Europea, che viene chiamata a una riflessione sulle sue politiche per la transizione energetica nel settore automobilistico. Gian Primo Quagliano ha avvertito che “essere prima della classe nel mondo su questo terreno sta già generando forti perdite al settore europeo dell’auto”. Senza un cambio di direzione nelle politiche comunitarie, il rischio di una crisi a lungo termine è reale e potrebbe portare a un declino strutturale dell’industria automobilistica europea.